"Potrebbe andar peggio... potrebbe piovere" e, di fatto, diluviava ieri sul tanto atteso ritorno a Roma di Frankenstein Junior, accolto calorosamente da un pubblico numeroso ed elettrizzato che ha letteralmente invaso il Teatro Brancaccio.
Frankenstein Junior (titolo originale Young Frankenstein) è un musical del 2007, trasposizione teatrale dell'omonimo film di Mel Brooks con musiche e liriche dello stesso Brooks, libretto di Brooks e Thomas Meehan e regia originale di Susan Stroman. La versione italiana, curata dalla Compagnia della Rancia, si avvale della regia di Saverio Marconi e Marco Iacomelli e di un cast capitanato da Giampiero Ingrassia (Frederick Frankenstein), Mauro Simone (Igor), Valentina Gullace (Inga), Giulia Ottonello (Elizabeth) e Altea Russo (Frau Blucher). Seguono Fabrizio Corucci (la Creatura), Felice Casciano (Ispettore Kemp), Roberto Colombo (Victor Frankenstein), Davide Nebbia (Abelardo), Michele Renzullo (Ziggy), Giorgio Camandona, Paola Ciccarelli, Anna Bodei e Francesca Di Cresce.
L'intento di queste pagine è di raccogliere i pareri della critica, pressoché concorde, relativi a questo spettacolo dal suo debutto nella passata stagione ad oggi.
Dal canto mio, confermo quanto scritto lo scorso Novembre (qui la recensione) con un entusiasmo tutto rinnovato: lo spettacolo, forte del rodaggio di un anno di repliche, convince ancora e dimostra di esser confezionato con cura e professionalità. Il cast è azzeccato, la regia incalza e il testo, spassosissimo, è ormai un cult (i più affezionati anticipano addirittura le battute). La partitura non è certo un capolavoro ma, strizzando l'occhio alla Broadway della Golden Age, ha il pregio di possedere ritornelli squisitamente catchy e zeppi di riferimenti musicali: Love Is The Many Splendored Thing in "Deep Love" e Be A Clown (da The Pirate) in "Man About Town" sono solo alcuni esempi.
Ma sentiamo cos'hanno da dire gli altri critici...
Laura Larcan, Leggo. "[...] La parodia dei generi horror ispirati alla creatura nata dalla fantasia gotica di Mary Shelley è perfettamente riproposta dal regista Saverio Marconi: le scenografie echeggiano la atmosfere transilvane cupe e sinistre da film anni '20 in bianco e nero, ma le battute sfoderano tutta l'ironia dei personaggi. Mattatore del palcoscenico, Giampiero Ingrassia, in versione genio folle e maldestro, diverte il pubblico con i vezzi e le ossessioni che nel film avevano reso memorabile Gene Wilder. [...] Davvero, un musical tutto da ridere."
Masolino d'Amico, La Stampa. "[...] Collaudato prodotto di Broadway, nella fattispecie "Frankenstein Junior", [...] intelligente adattamento e traduzione (Franco Travaglio, Marconi, Michele Renzullo); importazione di trovate registiche e coreografiche originali; eccellente confezione scenografica (spiritose quanto semplici evocazioni di atmosfere "gotiche," con porte segrete nel castello del folle scienziato, firmate Gabriele Moreschi); velocità a buonumore, con gli allegri cliché su di una Transilvania dove però Frau Blucher e l'Ispettore Kemp hanno l'accento tedesco dei cattivi classici. Il tutto ben valorizzato dalla compagnia - in cui spiccano Giulia Ottonello, Mauro Simone, Altea Russo e Fabrizio Corucci [...] - che ruota intorno al simpatico Frankenstein di Giampiero Ingrassia, impeccabile per grazia, e dalla rara precisione di dizione quando canta."
Anna Bandettini, La Repubblica. "La versione italiana di Saverio Marconi è fedele al film: nelle prese in giro ("Serve una mano?" "No, grazie, ne ho già una"), nei tormentoni (i cavalli che nitriscono al solo nominare Frau Blucher). Ma soprattutto c'è il piacere dell'ironia, cura nelle scene (stile film), ritmo incalzante, allegria nelle canzoni ("Non c'è niente come un cervello"). Ci mette una bella energia anche la compagnia: Giampiero Ingrassia che si candida a diventare il nuovo Johnny Dorelli, e con lui Giulia Ottonello (Elizabeth), Mauro Simone (Igor), Altea Russo (Frau Blucher), Valentina Gullace (Inga), Fabrizio Corucci (il Mostro) tutti bravi a cantare e ballare dopo il gelo inizale dovuto all'inevitabile confronto con il film e con Gene Wilder, Gene Hackman, Marty Feldman e Madeline Kahn."
Donella Bonitatibus, Il Gazzettino. "Giulia Ottonello e Valentina Gullace emergono per vocalità duttile, prorompente e "transilvanizzata": la prima nel ruolo della sprezzante ed egocentrica Elizabeth e la seconda in quello dell'ingenua ma intraprendente Inga, sono pronte a stupire per effetti sonori ad ampio raggio, conditi da volatine da primadonna e da jodel d'oltralpe su physique du role. Con l'amabile recitazione che lo distingue, Giampiero Ingrassia è il posato erede della famiglia Frankenstein, tutt'uno con la magnifica performance di Mauro Simone nei panni del servo Igor. [...] Funzionali le scende di Gabriele Moreschi e i costumi di Carla Accoramboni, per uno spettacolo che conta innumerevoli momenti esilaranti, diverse irruzioni in platea e un finale spumeggiante."
Piero degli Antoni, La Nazione. "Certo, il confronto con la magnifica pellicola di Mel Brooks è arduo, anche se nella parte del protagonista, il dottor Frankenstein appunto, c'è Giampiero Ingrassia, un veterano del genere (del musical, non della rianimazione di cadaveri). Ed è stata propria la scelta del bianco e nero il segno distintivo del film: così tanto che il regista ha cercato di riproporla persino a teatro. [...] Tutte le canzoni (scritte da Mel Brooks) sono cantate dal vivo mentre per la musica, purtroppo, si è dovuta rinunciare all'orchestra per una più duttile registrazione audio."
Su quest'ultimo punto mi trovo costretto ad essere d'accordo. È un peccato che un musical così curato e ben confezionato debba far uso di basi preregistrate che, seppur realizzate con perizia, danno allo spettacolo un "che" di meccanico. È anche vero che, in un periodo come questo e in un paese come il nostro, l'orchestra dal vivo è un lusso che solo raramente ci si può permettere... ma la "buca vuota" passa in secondo piano quando la scena è così piena di talento!
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