News on your favorite shows, specials & more!

A scuola di perfomer: Padova e la Dreaming Academy

By: Jan. 12, 2015
Enter Your Email to Unlock This Article

Plus, get the best of BroadwayWorld delivered to your inbox, and unlimited access to our editorial content across the globe.




Existing user? Just click login.

Quali strade può prendere oggi un giovane che decide di fare della musica e del teatro la sua professione? Quali sono le migliori? Con questa rubrica, intitolata "A scuola di performer" cercheremo di rispondere a questa domanda analizzando le varie scuole e istituzioni presenti sul nostro territorio.
Dopo aver analizzato l'ambiente dei licei musicali, oggi ci concentriamo su una realtà diversa che ha sede a Padova: la DREAMING ACADEMY.

Nata nel 2012 da un'idea di Alessio Guerra, attualmente direttore artistico, la Dreaming Academy è un'accademia rivolta a chi vuole intraprendere una carriera nell'ambito del teatro musicale, garantendo agli agli studenti un'elevata preparazione nell'ambito del musical, dello spettacolo e delle arti sceniche.
Attualmente, dopo soli due anni, l'accademia ha già raggiunto grandi obiettivi tra cui il riconoscimento, a livello internazionale, del piano d'offerta formativa e, conseguentemente, del diploma riconosciuto agli studenti al termine del percorso.

Ci siamo quindi recati nella sede dell'accademia per parlare con i diretti interessati, cominciando con lo stesso direttore artistico ALESSIO GUERRA.

BWW: Come è strutturata l'accademia?
AG: Quest'anno l'accademia si struttura in modo leggermente diverso rispetto all'anno scorso: ad agosto abbiamo modificato il piano di studi, che è stato riconosciuto dallo Stato tramite il portale Danza Italia. E' la prima accademia di musical in Italia che fornisce ai ragazzi un diploma certificato e riconosciuto sia in Italia che all'estero (Inghilterra, Francia ed alcuni stati degli Stati Uniti, come lo stato di New York).
Vi sono due percorsi di studi certificati e riconosciuti:
1. un percorso d'integrazione del piano di studi superiore di 5 anni, un 3+2 o un 2+3, dai 14 ai 19 anni. Sono 15 ore alla settimana distribuite in modo diverso a seconda della regione; questo permette ai ragazzi di integrare ciò che studiano a scuola con alcune discipline artistiche (danza, canto e recitazione) e teoriche più centralizzate nel mondo dei musical. Ad esempio, l'inglese si studia applicato ai copioni teatrali privilegiando quindi il momento della conversazione in lingua.
2. un triennio accademico post-diploma, 30 ore settimanali dal lunedì al venerdì dalle 9 della mattina alle 4 del pomeriggio. In questo caso aumentano le discipline pratiche (recitazione, solfeggio, musica, canto, danza) rispetto alle teoriche, in più si aggiungono materie relative non solo al musical ma in generale alle discipline del mondo dello spettacolo (arti marziali, scherma, laboratori di regia e di trucco) in modo da garantire una preparazione generale che permetta allo studente che esce dall'accademia di poter lavorare, se non come musical performer, comunque nel mondo dello spettacolo.

BWW: Come si entra in accademia?
AG: Vi sono al massimo 20 posti e si entra tramite una graduatoria, come avviene nelle università a numero chiuso. Ciascun ragazzo deve affrontare un provino in cui presentare un pezzo cantato, uno danzato e uno recitato (meglio se le tre cose sono unite) di massimo 2 minuti ciascuno.

BWW: Qual è stato il processo di formazione dell'accademia? Da quale progetto nasce, come è stato messo in pratica?
AG: E' un progetto che ho sempre avuto, nel pratico il processo di formazione è durato circa un anno. Tutto nasce dal fatto che qui a Padova e non abbiamo nessun tipo di realtà professionale nell'ambito del musical, cosa che invece esiste da anni a Milano o a Bologna; io stesso ho dovuto andare a studiare a Bologna. Volevo creare un fulcro in una città totalmente universitaria come Padova, i ragazzi infatti hanno la frequenza obbligatoria ed hanno un diploma riconosciuto come ogni altra università.

BWW: Com'è il rapporto con i ragazzi?
AG: Nell'accademia al momento vi sono 7 ragazzi, 4 del primo anno e 3 del secondo. Ciò permette di avere un rapporto qualitativamente migliore e quasi individuale. Il rapporto è decisamente familiare: ci si parla tranquillamente ed abbiamo modo di confrontarci, io imparo da loro qualcosa tutti i giorni e a loro volta loro imparano dall'esperienza mia e degli altri docenti. I ragazzi sanno che per loro sono come un grande papà: sono i primi che vengono in ufficio quando hanno momenti di crisi, perché è normale che, soprattutto nell'ambito della recitazione, si vadano a toccare dei punti deboli.

BWW: L'Italia può offrire possibilità lavorative ai ragazzi che escono dall'accademia o saranno costretti a migrare?
AG: Al momento, sicuramente la scelta di cambiare Stato è la più consigliabile. D'altra parte, però, bisogna che ci si svegli un po' fuori: non pensare che le possibilità arrivino sempre e solo tramite i mezzi di comunicazione grossi come la televisione, ma andarle a cercare. Di lavoro, anche in Italia, ce n'è: ci sono tantissimi casting, selezioni e la cosa bella del musical è che non ci sono limiti di età né canoni estetici.

BWW: Qual è il rapporto dell'accademia con il mondo dello spettacolo esterno?
AG: E' previsto uno spettacolo alla fine del terzo anno. Durante gli anni cerchiamo di coinvolegre i ragazzi in piccoli progetti, ma la produzione rivolta ad un pubblico esterno è riservata al terzo anno.
Per quanto riguarda i docenti esterni, il referente di canto ed interpretazione nel canto è Vittorio Matteucci che garantisce lezioni ai ragazzi e ai bambini della sezione junior ogni volta che si trova a Padova. Vi sono moltissimi stage, come ad esempio lo stage con Mia Molinari e quello che si terrà con Damiano Bisozzi. Diciamo che cerchiamo di avere una bella rosa di artisti che possano venire a contatto con i ragazzi e anche con persone esterne.

BWW: Come pensi che venga considerato il mondo del musical in Italia?
AG: Sicuramente, rispetto ad anni fa, è aumentata la conoscenza ed è aumentato l'interesse per il musical. Sono arrivati i musical esteri che hanno fatto sì che si vedesse il lavoro alla base di uno spettacolo: il genere è nato qui, con l'operetta, ma si è sicuramente sviluppato fuori. Io sono cultore del fatto di portare la nostra tradizione a quella anglosassone: unire le due e non aver paura di sperimentare. Purtroppo c'è una scarsa quantità di autori di musical in Italia, ciò porta spesso a scegliere di mettere in scena musical molto famosi e già conosciuti. Dal lato commerciale è sicuramente una scelta vincente ma personalmente apprezzo di più le sfide.
Soprattutto deve cambiare il modo in cui il musical è pecepito: non è solo una produzione teatrale ma può diventare una macchina, un business enorme se si effettuano delle operazioni di marketing ai livelli dei Paesi esteri, come Inghilterra o Stati Uniti.
La qualità in Italia c'è ed è consolidata: gli artisti italiani sono richiestissimi all'estero, a Parigi e a Londra soprattutto, per il modo di lavorare, la precisione, la qualità e la solarità. Abbiamo anche noi le nostre armi, dobbiamo cominciare a sfruttarle!

La Dreaming Academy a "Roma in Danza"


Ad accoglierci è anche ANNA BARUFFA, responsabile del corso "M-Joy. Musical4Passion".

BWW: Cos'è la sezione M-Joy?
AB: La sezione M-Joy, nata nel settembre 2014, è la sezione junior dell'accademia, dedicata a bambini e ragazzi che vogliono approcciarsi al mondo del musical solamente per passione, per mettersi alla prova e sperimentarsi. I corsi vanno dai bambini di 4/5 anni, con primissimi approcci al teatro, a corsi per ragazzi dai 9 ai 15 anni. Nonostante il corso sia nato quest'anno vi sono già 20 partecipanti, tra bambini e ragazzi.

BWW: I bambini come reagiscono?
AB: I bambini si divertono tantissimo! Hanno la possibilità di sperimentarsi in più ambiti: danza, canto, recitazione in italiano e anche recitazione in inglese. Al di là del genere del musical, il teatro in generale è spesso poco considerato nell'ambito della formazione: ci si concentra principalmente sul mondo dello sport, ma penso che sia utilissimo accostare il discorso sportivo al discorso teatrale. Per quanto riguarda i nostri ragazzi, le stesse insegnanti hanno testimoniato degli enormi cambiamenti da stati di timidezza a una maggiore spontaneità e fiducia in sé stessi. Imparare a stare sul palco, sentire gli applausi dà sicuramente una fiducia incredibile.

BWW: Da dove deriva il nome "M-Joy"?
AB: Il nome "M-Joy" richiama il termine enjoy, quindi il divertimento. La "M" sta naturalmente per "Musical", accostata al termine joy cioè "gioia". E' un percorso che ha l'obiettivo di far divertire, di far emergere la creatività dei bambini ed è allo stesso tempo un approccio al musical.

Aule della sede staccata di "M-Joy", Padova


Dopo aver conversato nello studio del direttore, siamo riusciti a scambiare anche qualche parola con due docenti del triennio accademico: VITTORIO ATTENE, insegnate di recitazione teatrale, improvvisazione, dizione e recitazione cinematografica e GIULIA GIACON, insegnante di danza classica e contemporanea.

BWW: Come si svolgono le lezioni? Qual è il metodo d'insegnamento?
VA: Il primo anno è più propedeutico: vi è una buona parte di training, ovvero di preparazione psico-fisica. L'improvvisazione è fondamentale, molto prima del lavoro sul testo: il testo è utilizzato soprattutto per acquisire strumenti sull'improvvisazione in modo tale che l'attore diventi un attore pensante.
GG: Per ciò che riguarda la danza classica si fa, in ciascuna lezione, una parte teorica e una parte pratica. Il primo anno lavora ancora con due mani alla sbarra, il secondo anno ha già una cordinazione e lavora con una mano alla sbarra. Le punte non sono richieste dal programma ma, con i ragazzi del secondo anno, tendo a fare qualche lezione anche per ciò che riguarda le variazioni di repertorio.
Per la danza contemporanea vi è una prima parte di training e di potenziamento fisico, la parte finale è dedicata ad una coreografia non di repertorio contemporaneo ma libera o affidata ad una parte d'improvvisazione.

Aule della Dreaming Academy, Padova


Infine, abbiamo avuto l'opportunità di parlare direttamente con la vera linfa vitale di questo progetto: i ragazzi. Si ringraziano in modo particolare SARA SARNATARO e RICCARDO SABATIELLO, studenti del secondo anno accademico, che hanno risposto alle nostre domande.

BWW: Da quanto frequentate l'accademia?
SS: 1 anno e mezzo, l'anno prima ho fatto un anno di propedeutico alla Dreaming, era un corso base che si chiama "Musical University" , di 15 ore a settimana.
RS: 1 anno e mezzo, prima ho fatto due anni di propedeutica a Bologna.

BWW: Sappiamo che l'ingresso all'accademia prevede un'audizione. Cosa avete portato?
SS: All'audizione di luglio io ho portato Look at me I'm Sandra Dee (Grease), una coreografia su Lythium degli Evanescence e un monologo tratto dal film La verità è che non gli piaci abbastanza. Agli esami di fine anno della Musical University invece ho portato la parte recitata, la canzone e la coreografia su I can't do it alone di Chicago, la coreografia del musical teatrale e la canzone del film.
RS: Io ho portato Being Alive di Company (Sondheim), una coreografia di hip-hop su una canzone di Taylor Swift e per recitazione il monologo finale di Noi Siamo Infinito.

BWW: Cosa fate oltre all'accademia?
SS: Lavoro in un ristorante vicino a casa mia, 4/5 giorni a settimana.
RS: Io invece ho un lavoro part-time che svolgo da casa e mi permette di gestirmi il tempo. Ho inoltre una crew di danza hip-hop che lavora sul territorio di Roma, a quello si aggiungono le prove di danza hip-hop.

BWW: Quello che avete trovato rispecchia ciò che vi aspettavate al momento dell'iscrizione?
SS: conoscendo già i docenti, non ho "comprato nulla a scatola chiusa". Sicuramente l'anno scorso, essendo un anno di rodaggio, è stato molto più pesante: finivamo alle 6, avevamo più materie perché alcune materie quest'anno sono state unite. Come primo anno di rodaggio abbiamo testato, siamo stati testati e ci siamo fatti le ossa.

BWW: Consigliereste l'accademia a chi vuole avvicinarsi al mondo del musical?
SS: Non posso consigliare un'accademia di questo tipo a chi vuole avvicinarsi al mondo dei musical, posso consigliarla a chi decide di voler fare il performer. Se pensi che vuoi fare questo nella tua vita allora lo fai, anche perché ha un costo elevato e proporzionato alla qualità dell'insegnamento: ciò che viene fornito vale esattamente ciò che viene pagato.
RR: Il tuo sogno dev'essere quello di lavorare nel mondo dei musical. Se lo vuoi fare per hobby o per passione puoi frequentare altri corsi, offerti anche dalla scuola.

BWW: Infine, come si vive nell'accademia? Come vi trovate?
SS:
Mi trovo molto bene e sento di essere cambiata molto. Ho imparato che l'osservazione è molto più importante di tutto il resto: imparo meglio un testo osservando i miei compagni che lo provano rispetto ad una memorizzazione passiva. L'osservazione e l'imitazione sono le primissime fonti d'insegnamento. Gli insegnanti sono validissimi, sia come docenti che come persone, e ci stanno "infondendo" l'importanza della curiosità e dell'osservazione. L'ambiente è un ambiente familiare e non potrebbe essere diversamente, di conseguenza si lavora bene.

...E possiamo dire, da esterni, che questo clima di familiarità è stato nettamente avvertito.
Vorremmo dunque ringraziare di cuore la Dreaming Academy nella sua totalità, per la sua disponibilità e soprattutto per il suo portare avanti un progetto che sta a cuore a tutti gli amanti del musical - e non solo.

http://www.dreamingacademy.it/
https://www.facebook.com/DreamingAcademy



Comments

To post a comment, you must register and login.






Videos