Da qualche tempo a questa parte sul blog di Silvia Arosio è stata aperta una rubrica intitolata "Spettacoli in cerca di produzione", nella quale vengono presentati degli spettacoli inediti (molti dei quali musicali) in cerca - appunto - di produttori che abbiano voglia di investirci un po' di soldi.
Iniziativa LODEVOLISSIMA (e infatti con l'occasione le faccio un po' di pubblicità!), sulla quale però avrei una cosuccia da dire.
Premetto che non voglio essere troppo severo con gli autori che hanno presentato questi progetti. Il loro mestiere è scrivere, non produrre o pubblicizzare. Anzi, mi fa anche piuttosto incazzare 'sta cosa che un artista deve essere in grado di prodursi da solo, quando a nessun cameriere verrebbe richiesto di imparare a gestire un ristorante per poter lavorare. Comunque la situazione in Italia è quella che è: c'è penuria di produttori (cioè di persone in grado di valutare e all'occorrenza presentare un progetto), pertanto tocca ingegnarsi.
Inoltre io stesso non sono un produttore e non ho la competenza per dire chissà cosa sulle loro presentazioni. Quanto sto per dire va considerato un consiglio da amico.
Se devo essere sincero, se io fossi un produttore non darei i miei soldi agli spettacoli presentati finora. Non perché non mi piacciano ma perché dalle presentazioni non si capisce se siano validi o meno.
Prendete ad esempio "Ditelo alle stelle" di Federica Vicino. Dalla presentazione si può dedurre che:
Abbiamo quattro informazioni. Le prime due servono a poco, nel senso che sapere di cosa parla uno spettacolo è importante ma di per sé non basta a capire se si tratta di uno spettacolo in cui vale la pena investire o meno. È come se dicessimo: "Uno film che parla della tragedia del Titanic". Una definizione che si adatta al "Titanic" di James Cameron quanto al film d'animazione della MondoTV "Tentacolino".
Le altre due info sono già molto più utili. Forse sono addirittura superflue, perché sta al produttore capire il target di uno spettacolo e con quale budget sia più opportuno realizzarlo, ma - ehi! - meglio dare un'informazione in più che una in meno!
In ogni caso, avrei preferito vedere un paio di scene, o anche solo leggerle o sentire la musica che le accompagna.
Ho citato "Ditelo alle stelle" a titolo di esempio ma ciò che ho detto vale praticamente per tutti gli spettacoli presentati finora. Gli unici che sembrano aver capito cosa stanno facendo sono gli autori de "L'isola del tesoro", che però si presenta come spettacolo in cerca di un distributore, non di un produttore.
"Ma Fra'! Tu non capisci! Lo scopo di queste presentazioni è far venir voglia a un eventuale produttore di approfondire, non dargli abbastanza materiale da capire se vuole mettere in scena o no lo spettacolo!"
Eh, ho capito, ma questo materiale qui non basta nemmeno per far venir voglia di approfondire.
"Ma Fra'! Tu non capisci! Questi sono artisti in cerca di produttori e per realizzare una grande anteprima ci vogliono grandi mezzi!"
Ma chi ha parlato di grandi anteprime? Basta qualcosa che mi dia un'idea di cosa andrò a vedere a teatro. Quando uscì "Dracula" della PFM, la prima cosa che vidi di quello spettacolo fu un video girato col telefonino nel quale Matteucci, durante un concerto, eseguiva la cavatina del protagonista. Mi sono bastati quei pochi minuti sgranati con mille rumori di sottofondo per farmi venire voglia di vedere lo spettacolo.
"Ma Fra'! Tu non capisci! Se proprio vuoi saperne di più, perché non ti fai una ricerca su Google?"
Posso farlo, ma la presentazione rimane troppo scarna.
"Ma Fra'! Tu non capisci! Che vuoi che gliene freghi agli addetti ai lavori e agli appassionati di oggi di farsi un'idea della qualità di uno spettacolo? Per rimediare un produttore bisogna fare i simpatici nelle dirette su FacciaLibro!"
Qui vi do ragione, ma se si vuole cambiare questo sistema è un buon inizio cominciare a rivolgersi ai produttori seri, cioè a quelli che qualcosa di teatro ci capiscono. E quelli vanno alla ricerca di sostanza.
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