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Review: VIA ENRICO IV, 43 al TEATROSOPHIA

The production runs through April 2.

By: Apr. 01, 2023
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Ci stà che dopo una buona serie di spettacoli affascinanti e coinvolgenti, il Teatrosophia possa incappare in uno spettacolo che non sia capace di mantenere il livello dei precedenti. Per un critico teatrale non è a volte facile trovare le parole adatte per mantenere una critica imparziale: non lo è quando si trova a recensire uno spettacolo affascinante, altrettanto non lo è quando lo spettacolo che si trova a recensire non ha emozionato. È purtroppo il caso di Via Enrico IV, 43, uno spettacolo piacevole ma di cui non si riesce a capire il senso.

Un uomo, Erri, telefona ad un altro uomo più giovane, Hal costringendolo a raggiungerlo in strada, nella sua macchina. Erri accende il motore e partono per un lungo giro in auto. Tra molti silenzi si scopre i due essere zio e nipote con una relazione intermittente nel tempo. Hal guardava allo zio come un esempio da seguire ma lui si era dovuto allontanare per volere della sorella e per suoi problemi di droga e carcere. Racconta al nipote alcune vicende passate, scherza sul possibile omicidio della propria madre e nonna di Hal e nel finale confessa di aver avuto la notizia di avere una malattia degenerativa, senza che ci sia un seguito a questo annuncio se non The Sound Of Silence che risuona dall'autoradio.

Il tutto avviene in circa 70 minuti di spettacolo, riducibile forse a 40 se si tolgono i silenzi intervenuti tra i due. È pur vero il realismo di due perone che durante un lungo giro in auto possano non avere una conversazione continuativa, ma in una pièce teatrale allo spettatore verrebbe voglia di spronarli a pronunciare la battuta successiva. Nel dialogo ci sono senz'altro alcuni momenti di ilarità che hanno strappato una risata al pubblico, ma nell'insieme il testo di Imogen Kusch (e anche la sua regia) non ha sbocchi rilevanti. In due o tre momenti ha dato un accenno di slancio ad aprire una possibile svolta cruciale alla pièce senza però riuscirci. Ad esempio, dopo la confessione/scherzo dell'omicidio della madre (che per un po' rimane nell'incerto) Hal nota un forte odore di marcio nell'auto: viene da chiedersi se forse nel bagagliaio ci sia veramente il cadavere della donna, ma no. Il giovane poi ricorda quando aveva forse 5 o 6 anni e aspettava sveglio lo zio che rientrando andava a dormire nel letto con lui: viene da chiedersi se forse lo zio avesse abusato di lui, ma no neanche quello. Il testo rimane piatto e monocorde dall'inizio alla fine senza che tra i due succeda qualcosa che dia senso al pagamento del biglietto.

I due interpreti Enrico Borello e Giorgio Santangelo rispettivamente nel ruolo del nipote Hal e dello zio Erri, sono spontanei anche se si nota un cenno di imbarazzo sicuramente voluto dal rincontrarsi dopo lungo tempo, ma è un imbarazzo anche reale di non riuscire a riempire con naturalezza i molti momenti di silenzio. Notevole l'impegno di mimare il velato movimento dell'auto per tutta la durata della pièce ma non basta a dare spessore a questo incontro. Se Enrico Borrello ha una voce più possente ed impostata, non si può dire altrettanto di Giorgio Santangelo di cui si sono perse parecchie battute troppo sussurrate che sono forse arrivate alle prime due file, ma non oltre. Peccato.

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KLESIDRA

COMPAGNIA TEATRALE

Presenta

VIA ENRICO IV, 43

Scritto e diretto da Imogen Kusch

Con: Enrico Borello e Giorgio Santangelo

Costumi: Michele Marino

Scene e Luci: Federica Luciani

Si ringraziano Paolo Giovanucci e Beniamino Zannoni

per i contributi al testo

Cast

Enrico Borello - Hal

Giorgio Santangelo - Erri




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