ANTONIO MOCCIOLA CI REGALA UN’ALTRA INTENSA SCRITTURA INCENTRATA SUL DELICATO RAPPORTO PADRE-FIGLIO CON RISVOLTI INASPETTATI.
Non è mai facile avventurarsi nella sfera affettiva tra un padre e un figlio: non c'è una regola fissa, un risvolto comune. Ognuno ha un suo vissuto unico e imprevedibile. Se poi ci si addentra, come in questo testo, in un'epoca in cui il patriarcato ha affondato in maniera impetuosa radici ancora oggi vigorose, il risultato è ancora più intenso. Ambientato nel periodo fascista, Processo a mio figlio racconta le vicende di un padre che scopre l'omosessualità del figlio tramite una lettera di denuncia di un amante tradito, letta dalla voce fuori scena di Bruno Petrosino. Sarebbe rimasto un ristretto problema familiare se non fosse che il padre è un questore al servizio del regime ed il figlio un suo dipendente, fatto entrare nel suo ufficio con una ovvia raccomandazione. La vergogna del padre e la sua paura di ritorsioni contro la sua posizione se non prendesse i necessari provvedimenti, si scontra con il suo amore per un figlio del quale non accetta le debolezze. Nel loro scontro verbale, Antonio Mocciola ha perfettamente bilanciato il passaggio dal "lei" iniziale, in quello che era un interrogatorio "ufficiale" al "tu" quando il figlio, spaventato dalla durezza del padre, cerca di fare breccia nel suo cuore di pietra. I due si azzuffano, si battono, si offendono e allo stesso tempo si amano, si cercano, si vorrebbero salvare a vicenda, ma restano vittime delle convenzioni di quel tragico periodo . Al padre non resta che firmare il confino del figlio su una delle isole del Mediterraneo su cui vennero deportati gli omosessuali durante il periodo fascista, argomento già affrontato da Mocciola in uno dei suoi precedenti lavori, L'isola degli invertiti. Mentre il figlio lo vive come una condanna, per il padre diviene l'unico modo per preservarlo da molto più severe e pericolose conseguenze.
Il regista Guido Lomoro avrebbe potuto semplicemente avere i suoi due attori sulla scena a declamare le loro battute: la storia avrebbe già di suo emozionato il pubblico. Ha voluto invece dagli una ulteriore profondità con una recitazione fisica fatta di movimenti coreografati in maniera straordinaria da Maria Concetta Borgese. Ogni scena è accompagnata da un preciso dosaggio di gesti e movenze molto esplicative al punto che, in quelle parti, lo spettatore li percepisce come parte narrante e totalmente integrante. Entrambi i due interpreti, Francesco Giannotti nel ruolo del padre e Flavio Marigliani nel ruolo del figlio, hanno messo a disposizioni di regista e coreografa non solo le loro capacità recitative intense ed adeguate ai loro personaggi ma ogni singolo muscolo dei loro corpi, utilizzati in maniera da illustrare all'esterno la forza delle amare emozioni interiori. Entrambi hanno centrato il delicato dosaggio tra parola e gestualità corporale per farsi ascoltare anche nei momenti in cui non pronunciavano alcun suono. La drammaticità della scena è stata resa ancora più penetrante dal gioco in chiaroscuro delle luci ideate da Adalia Caroli.
Significativa anche la semplice scenografia concepita sul piccolo palco del Teatrosophia: nella scena completamente nera, campeggia un grande cuore sopraffatto da una enorme svastica dai bordi imprecisi. Non è noto se fosse veramente l'intenzione dello scenografo Enzo Piscopo, ma quella svastica dava l'effetto di una gigantesca tarantola o una vedova nera nell'intento di avvelenare e uccidere quel cuore innocente. Un simbolismo ancora valido ai nostri giorni.
Dopo Adolf prima di Hitler (Premio La Karl Du Pigné 2022 per la migliore opera teatrale) e il già citato L'isola degli invertiti, Antonio Mocciola torna con forte intensità ad ispirarsi al ventennio fascista per ricordare le sue violenze, le sue repressioni perché nessuno dimentichi ciò che potrebbe accadere di nuovo.
Teatrosophia
presenta
PROCESSO A MIO FIGLIO
di Antonio Mocciola
Adattamento e regia: Guido Lomoro
Coreografie e movimenti scenici: Maria Concetta Borgese
Disegno luci: Adalia Caroli
Scene: Enzo Piscopo
Cast
Francesco Giannotti
Flavio Marigliani
Voce fuori campo: Bruno Petrosino
Foto di Edmund Kurenia Photography
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