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Review: MY FAIR LADY al TEATRO SISTINA

DEBUTTO AL SISTINA PER UNA MY FAIR LADY NON TROPPO FAIR

By: Nov. 05, 2023
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Al Teatro Sistina ha debuttato un nuovo allestimento di uno dei musical più famosi al mondo, My Fair Lady. Scritto nel 1956 da Alan Jay Lerner e Frederick Loewe e ispirato al Pygmalion di Bernard Shaw, al suo debutto a Broadway rimase in cartellone per due anni imponendo al mondo del musical quella enorme star che è poi divenuta Julie Andrews. Al suo fianco un mostro sacro come Rex Harrison. Lo stesso cast proseguì con altrettanto successo nel West End per altri 18 mesi. Per il film (poi premiato con 8 Oscar) i produttori preferirono affidare il ruolo di Eliza a Audrey Hepburn, nonostante nel canto fu necessario doppiarla. Non considerarono sufficiente la meravigliosa voce della Andrews per attirare il pubblico nelle sale. Alla notte degli Oscar, l’attrice inglese si prese la sua rivincita vincendo il prestigioso premio come migliore attrice per Mary Poppins battendo la Hepburn che quell'anno non ottenne neanche la nomination.

Per parlare di questo nuovo allestimento prodotto da Enrico Griselli, sembra si debba partire dalle parole che la protagonista Serena Autieri ha pronunciato nei saluti finali: “Non si è mai pronti la sera della prima”. Se se ne sono accorti coloro che occupavano il palcoscenico, senza meno se ne è accorto anche il pubblico in sala. Nonostante gli altisonanti nomi, sia nel cast artistico che tecnico, questa produzione è stata un po’ altalenante, passando da momenti di alto livello ad altri da dimenticare.

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La storia di Eliza è nel cuore di chiunque ami il musical. La giovane fioraia ambulante del Covent Garden di Londra, con un pronunciatissimo accento cockney, diviene l’oggetto di una scommessa tra il professore di fonetica Higgings e il suo amico il Colonnello Pickering, quella di riuscire a trasformarla in soli sei mesi in una lady di cui nessuno avrebbe potuto scoprirne le umili origini. Per rappresentare quell’accento nella nostra lingua, gli autori hanno deciso di utilizzare il dialetto umbro-marchigiano in cui l’ensemble e la Autieri si sono sforzati di darne una interpretazione scorrevole, risultata però più o meno riuscita. Molte le forzature che ne hanno sminuito l’efficacia. Se Eliza Dolittle necessitò di 6 mesi per imparare a parlare senza accento, altrettanto avrebbe dovuto fare la Autieri per padroneggiare questo dialetto così riconoscibile (inevitabile il ritorno alla memoria dei personaggi di Anna Marchesini che quel dialetto lo possedeva essendo umbra). Ma a parte questo dettaglio, sin dalle prime scene si evince subito che qualcosa in questo allestimento non quadra. La regia di A.J. Weissbard non è scorrevole, si inceppa in molte occasioni e a tratti si è maldestramente allontanato dall’originale. Un vero peccato poi che le musiche siano registrate, spesso troppo forti rispetto alle voci e troppo allungate nei cambi di scena. Fastidiosi anche alcuni cambiamenti di testi che sono da sempre nella memoria collettiva (Per favore ridateci "la rana in Spagna"!). Le scenografie sono misere, povere, a volte incomprensibili: il ballo all’ambasciata viene allestito come si fosse tenuto in una balera scalcinata. Banale la scena nel giardino, con un grande vaso di fiori da “Marino fa mercato” e un albero disegnato come un profilo di corpo femminile dai prorompenti seni decisamente di pessimo gusto. Tralasciamo poi i quattro monoliti poggiati su orribili ruote a vista, di cui non si capisce l’utilità se non in una scena in cui diventano i banconi del mercato dei fiori. Altrettanto incomprensibile la scelta di lasciare a vista la parete di cemento sul fondo del palcoscenico, un altro aspetto sciatto e tristanzuolo. A queste scenografie infelici si accompagnano luci scure, scene poco illuminate, insomma pochissima attenzione nel ricreare un’ambientazione consona alla storia e piacevole da guardare. A bilanciare in positivo sono invece i curati costumi di Silvia Frattolillo che propongono con stile e il giusto glamour, un’epoca elegante e ricca. Anche in quelli indossati dall’ensemble sia quando interpretano i poveri del mercato che la elegante aristocrazia, si è notata la grande attenzione messa nel ricrearli.

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 Serena Autieri sognava di interpretare questo ruolo da tempo: lo ha affrontato con passione e non ha avuto alcun cedimento nell’affrontare questa difficile partitura, anche se è sembrata molto più a suo agio nella seconda parte, forse più affine ad un suo personale atteggiamento austero, che non nella sboccata Eliza del primo tempo a cui non è riuscita a regalare la spontaneità richiesta. Al contrario, nel ruolo del rigido e integerrimo Professor Higgins,  Ivan Castiglione non sembra aver afferrato del tutto il suo personaggio. Se si è voluto dare un nuovo piglio al cinico personaggio dell’originale, ci ritroviamo di fronte ad un Higgins eccessivamente caricaturale, quasi isterico che, sia nel parlato sia nella gestualità, è sembrato una combinazione tra i personaggi di Renato e Albin ne La Cage Aux Folles. In questo è sicuramente stato supportato da Manlio Dovì nel ruolo del Colonnello Pickering, simpaticissimo, molto divertente, ma a tratti più che My Fair Lady sembrava di assistere a una rappresentazione de Il Vizietto. Scelta registica voluta? Forse, ma completamente fuori contesto. Anche la possessiva madre del Professor Higgings che qui doveva rappresentare un’aristocrazia inglese di alto livello è caduta vittima di una caricatura di se stessa e la bravissima Fioretta Mari ne ha dato una interpretazione troppo volgare, con atteggiamenti tutt’altro che opportuni per una blasonata lady inglese.

Non sono però mancati anche dei momenti di grande musical: Gianfranco Phino ha interpretato eccellentemente i suoi brani Con un pizzico di fortuna e In Chiesa Non Potrò Mancar in due scene molto ben coreografate da Gianni Santucci ed entrambe  di ottimo livello. Così come la breve parentesi in cui Luca Bacci interpreta il giovane Freddie che si innamora di Eliza: la sua voce è stata la migliore sorpresa della serata. Completa il cast Clara Galante nel ruolo della governante di casa Higgins. E un plauso notevole va a tutto l’ensemble dei giovani cantanti/ballerini che hanno tenuto altissima l’asticella delle loro prestazioni. Meriterebbero di essere nominati uno per uno, ma non è stato possibile recuperare tutti i loro nomi.

Come spiegare questa alternanza di alti e bassi? Mancanza di sufficiente tempo per le prove? Scelte registiche azzardate? Casting non del tutto azzeccato? Non entriamo nel merito, ma quando si vuole portare in scena un pezzo storico come My Fair Lady, si devono prestare la dovuta attenzione e rispetto che si devono a un capolavoro e ancora di più se questo avviene in quel tempio del musical che è il Teatro Sistina. In Italia abbiamo registi di musical che recentemente hanno dimostrato di essere all’altezza (e anche di più) dei loro colleghi inglesi ed americani (vedi un Bellone, un Di Blasio solo per citare due recenti produzioni italiane di musical inglesi come Phantom e Jamie): non dovrebbe essere necessario andare a cercare troppo lontano per creare dei prodotti di alta qualità senza poi ottenere il risultato sperato.

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My Fair Lady rimarrà in scena al Teatro Sistina fino al 26 novembre per poi proseguire in marzo all’Augusteo di Napoli.  

Enrico Griselli
presenta

MY FAIR LADY

Libretto e liriche Alan Jay Lerner

Musiche Frederick Loewe


adattato da “PIGMALIONE” di George Bernard Shaw

 e dal film di Gabriel Pascal
Produzione originale di Moss Hart

Adattamento italiano di Vincenzo Incenzo

Regia di A.J. WEISSBARD

cast

SERENA AUTIERI

IVAN CASTIGLIONE

MANLIO DOVI’

GIANFRANCO PHINO

CLARA GALANTE

LUCA BACCI

e la partecipazione straordinaria di FIORETTA MARI




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