UN DRAMMATICO MONOLOGO MAGISTRALMENTE INTERPRETATO DA BRUNO PETROSINO
Un gradito ritorno in scena di Ilse Stuttgard, vedova Kaufmann, una drammaturgia scritta alcuni anni fa da Michele Zaccagnino che ne curò anche la regia. Di questa pièce se ne è in un certo senso impossessato il suo interprete, Bruno Petrosino che l’ha difesa e portata in scena durante questi ultimi anni in diverse occasioni.
La trama, di fatto un monologo, vede il giovane Kurt, figlio represso e sfigato di una donna invadente che è stata una spia della STASI. Il periodo è quello pesante degli anni ’80 quando il muro di Berlino era ancora più presente di non quando fu costruito, fino a quel 1989 quando fu distrutto. Il giovane, profondamente complessato e psicologicamente instabile lavora in un ristorante come cameriere. Nel suo monologo racconta la sua difficile infanzia e la sua enorme difficoltà ad emergere. Bullizzato e emarginato dai suoi compagni, ha il sostegno della madre che cerca di aiutarlo, non rendendosi conto invece di chiuderlo ancora di più su se stesso. Durante il suo racconto viene rivelata la sua vera natura che ha trovato nell’assassinio di tre dei cuochi del ristorante il modo di affermarsi contro l’oppressione materna. Addirittura arriverà a cucinare per la madre e per gli ospiti del ristorante succulenti manicaretti a base di carne umana. Sua prossima vittima sarà poi la stessa madre, il suo unico modo per finalmente trovare una libertà ormai compromessa.
Il testo è molto ben scritto, con un crescendo che non lascia intravedere la sua direzione se non quando lo spettatore non se lo aspetta. Si intuisce la problematica psicologica del giovane protagonista senza aver spunti se non quando il fatto è già assodato. La regia di Zaccagnino è senz’altro scaltra e essenziale ma è l’innocenza ben espressa da Bruno Petrosino ad ingannare e a ben nascondere fino all’ultimo una terribile realtà. L’attore, forte della sua esperienza, riesce a passare da un candore infantile ad una consapevole sicurezza assassina con un equilibrio lucido e ben calcolato, dando una interpretazione carica di sfaccettature pur rimanendo ben focalizzata.
Accanto a Bruno Petrosino, in scena c’è l’attrice Rachele Leccadito, nel ruolo della madre con il suo abito nero. L’attrice non pronuncia alcuna battuta ma il suo silenzio simboleggia la pesante presenza che questa tracotante madre ha avuto e continua ad avere nella vita del figlio. Non a caso più di una volta durante il suo racconto, Kurt, quando la nomina, ripete il suo nome completo, Ilse Stuttgard, vedova Kaufmann.
L’atmosfera della Cappella Orsini in cui è avvenuta questa rappresentazione nell’ambito del Festival De Rebus Amoris, ha notevolmente contribuito a rendere questa drammaturgia ancora più particolare con le sue luci soffuse e le musiche curate da Valter Dadone.
Festival De Rebus Amoris
Cappella Orsini
Presenta
ILSE STUTTGARD, VEDOVA KAUFMANN
di Michele Zaccagnino
con Bruno Petrosino
e la partecipazione di Rachele Leccadito
regia di Michele Zaccagnino
arrangiamenti musicali di Valter Dadone
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