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Review: HAIRSPRAY at Teatro Verdi - Montecatini

Diverso è bello

By: Jan. 31, 2024
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Hairspray”, il musical di Broadway del 2002 (remake del film “Grasso è Bello” del 1988 di John Waters e poi, nel 2007, adattato per il grande schermo da Adam Shankman), torna in Italia in un riuscito allestimento da parte della MTA - Musical Times Academy, l’accademia di alta formazione con sede a Firenze.

Dopo Spring Awakening, l’ultima fatica della MTA, lo show - che niente ha da inviare a produzioni sulla carta più prestigiose - ha debuttato venerdì 26 gennaio al Teatro Verdi di Montecatini e proseguirà con una grande tournée sui palchi dei più importanti teatri italiani.

Hairspray è un entusiasmante musical che si svolge nel colorato periodo degli anni ’60. Tracy Turnblad sogna di ballare nella popolare trasmissione televisiva “Il Corny Collins Show” e di promuovere l’accettazione di ogni forma di bellezza. Affrontando sfide e discriminazioni, Tracy diventa una forza positiva per il cambiamento sociale Con mix travolgente di musica, ballo e umorismo, Hairspray è un inno alla diversità e alla tolleranza.

Lo spettacolo, si sa, è appetibile e delizioso anche per chi non è un amante del musical, ma il rischio di rovinare uno dei titoli più famosi (specie fuori dall’Italia) non era da sottovalutare. La traduzione e l’adattamento in primo luogo: spesso si trovano nelle trasposizioni dai testi in lingua inglese dei forzati rimandi al contesto italiano e legati alla contemporaneità. La regia di Denny Lanza, sempre  precisa e funzionale, riesce invece a rispettare la magia del testo originale, così come la direzione musicale di Daniele Narducci. Le coreografie di Giovanni Ceniccola, che nella recita a Montecatini ha anche ricoperto il ruolo di Wilbur, e Danny Lanza, supportati dall’aiuto di Fjoralba Kraja, sono ben eseguite e nel rispetto dei mitici anni ’60 tanto è che risulta impossibile per il pubblico stare seduti: dopo un breve ripasso con gli artisti, il pubblico ha potuto, sul finale, dalla platea unirsi alla compagnia nel trascinante balletto di “You can’t stop the beat”.

Il cast, per lo più composto da ragazzi del MTA, svolge la prova con una elevata professionalità riuscendo a trasmettere quella energia che Hairspray ha. Grande alchimia per le coppie in scena:  Tracy, Andrea Garota, e Link, Rocco Di Donato; Edna, Eraldo Moretto “La Cesira” e Wilbur, Giovanni Ceniccola; Amber, Fjoralba Kraja, e sua madre Velma, Matilde Brandi; Seaweed, Vittorio Ghiozzi, e Penny, Franesca Montecchi; Non da meno sono gli attori che ricoprono i ruoli di Corny, il presentatore del Corny Collin Show, Gabriele Vanni, Prudy (Simona Scrivano - una delle migliori performance), Motormouth (Maria Dolores Diaz), le Dynamites (Ylenia Vitale, Stephanie Dansou e Matilde Guidotti - che a Montecatini ha ricoperto anche il ruolo di Little Inez), Spritzer (Niccolò Belli) e Mr Pinky (Paolo Segala). I due mattatori del palco, La Cesira e Matilde Brandi, dotati di una incontestabile presenza scenica e professionalità, con i loro tempi comici geniali, non vanno mai ad oscurare la freschezza e la spontaneità degli studenti del MTA riuscendo così a trasmettere un forte senso di coesione che il pubblico coglie dai primi minuti dello spettacolo. Ottimo anche il contributo dell’ensemble - elemento chiave in uno spettacolo dove il ballo si fa promotore di una forma di comunicazione universale.

Le scenografie di Valentino Riviera e FM Scenografie, unitamente alle luci e all’audio di KS Professional Audio & Light, i costumi, di Tiziana Colangelo, ma soprattutto le cotonate parrucche di Niccolò Gabrielli, permettono di tornare veramente ai fantastici sixties, quando tra colpi di lacca  e nuovi passi di ballo, uno spirito di accettazione cominciava lentamente a sgomitare contro i pensieri più tradizionalistici e conservatori dell’epoca. E nonostante la fedeltà al testo originale, la cosa più interessante di questo musical, che avviene grazie alla sapiente guida del regista Lanza, il musical ci sembra perfettamente confezionato per i giorni nostri: il sottotitolo del musical, “Diverso è bello”, volutamente traslato dall’originale “Grasso è bello”, ci ricorda quanta strada si è fatta sul tema dei diritti dell’umanità ma quanta ancora ce ne sia da fare.

Cosa si può chiedere di più ad uno spettacolo che, alla sua fine, ci ha fatto ballare, cantare, divertire, sorridere e… riflettere?



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