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Review: DAIMON - L'ULTIMO CANTO DI JOHN KEATS al Teatro Lo Spazio

UNA SERATA ALLA RICERCA DELL'IO PROFONDO CON UN SUBLIME GIANNI DE FEO IN REPLICA IL 12 FEBBRAIO AI MAGAZZINI TEATRALI DI VELLETRI

By: Feb. 06, 2023
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DAIMON - L'ULTIMO CANTO di John Keats ha allietato il Teatro Lo Spazio con una umile tracotanza, molto più consistente di una serie di sedute da un terapista. Il testo scritto da Paolo Vanacore prende spunto dalla vita e dal lavoro dello psicanalista e filosofo James Hillman, un pilastro della storia della psicanalisi. Nato negli Stati Uniti, precisamente ad Atlantic City, cresce e studia in Europa e tutta la sua teoria si sviluppa sul riconoscimento dell'anima come sublimazione della coscienza che deve rimanere quasi tangibile anche dopo la morte fisica. Ogni essere umano che abbia avuto la fortuna di esplorare il proprio subconscio, ha un "Daimon". Questa definizione derivante dalla parola greca che significa"essere divino", si può riassumere in quella voce interna che ci spinge a fare le nostre scelte e ad esplorare il nostro io più intimo. Ma "Daimon" può anche essere un mito, una persona che ci può influenzare, un'arte che ci può ispirare. Paolo Vanacore immagina che James Hillman si sia ispirato e lasciato influenzare dal poeta John Keats nel momento in cui durante una passeggiata nell'autunno romano, si reca al cimitero presso la Piramide Cestia dove lo sfortunato poeta, morto a soli 25 anni, è sepolto. Nelle sue poesie Keats ha lasciato una profonda traccia di come sia fondamentale la ricerca della propria anima per conoscersi più intimamente e intraprendere la propria strada nel corso della propria vita.

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GIANNI DI FEO

Ed è proprio questo concetto che porta James Hillman a ripercorrere la sua vita dalla sua infanzia piena di ricordi che non sembrano aver avuto una continuità tale da aiutarlo a costruirsi una sua personalità: il lavoro dei suoi genitori, gestori di un hotel, non gli permise di sviluppare delle normali amicizie come molti bambini ed adolescenti hanno nei primi anni di vita. Da qui la sua necessità di studiarsi, di guardarsi dentro, di imparare dalle proprie ferite e dai propri dolori, non per dover guarire da qualcosa ma per scoprire la propria identità, capire la propria direzione e costruire il proprio destino. Tutto ciò per dimostrare che la nostra crescita e la nostra individualità affondano le proprie radici sia nel bene che nel male in eguale proporzione.

La realizzazione di questo testo così profondo è resa possibile dall'attenta direzione e dalla sublime interpretazione di Gianni Di Feo. L'attore e regista ha scavato nel suo io più profondo per dare al pubblico la possibilità di seguire questa intricata psicologia con una recitazione precisa, pesando al giusto ogni parola ed ogni nota dei brani eseguiti (tratti dal repertorio di Franco Battiato e di Giuni Russo). L'arte delle immagini proiettate, le parole recitate e le note musicali interpretate hanno creato una magica commistione che ha reso quasi visibile quell'anima così evocata. Un'anima così palpabile da divenire una co-protagonista su quello stesso palcoscenico. La voce registrata recitante la poesia di John Keats è quella di Leo Gullotta. La videoarte è stata realizzata da Roberto Rinaldi mentre gli arrangiamenti musicali sono stari realizzati da Alessandro Panattieri. Di particolare atmposfera il disegno luci di Francesco Bàrbera.

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Lo spettacolo sarà replicato domenica 12 febbraio ai Magazzini Teatrali di Velletri (via San Crispino, 18) con inizio alle ore 17,30.

Ipazia Production

presenta

DAIMON - L'ULTIMO CANTO di JOHN KEATS

di Paolo Vanacore

diretto e interpretato da Gianni De Feo

con l'amichevole partecipazione in voce di Leo Gullotta

arrangiamenti musicali di Alessandro Panatteri

videoarte Roberto Rinaldi

disegno luci di Francesco Bàrbera

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