CON UN ALBUM DI ROMANZE PRODOTTO DA GIANCARLO LUCARIELLO, LUCA NOTARI CI PORTA IN UN UNIVERSO DI MUSICA SENZA TEMPO
Incontriamo Luca Notari, attore e cantante, nonché affermato performer di teatro, in occasione dell’uscita dell’album Un Mondo In Cui Credere – Romanze Senza Tempo per la NAR International con distribuzione Warner.
D. Da cosa nasce l’idea di celebrare il Bel Canto con questo disco che si rifà alla più classica melodia italiana.
R. Devo dire grazie alla caparbietà di Giancarlo con il quale avevamo cominciato a collaborare circa 20 anni fa ma ci eravamo fermati perché ci eravamo resi conto che non era il tempo giusto. Dopo la pubblicazione del suo libro (Una melodia infinita Ritratto del nostro tempo migliore - Baldini e Castoldi Editore 2021 ndr) e la preparazione del suo secondo, gli è tornata la voglia di rispolverare quel progetto su cui avevamo già lavorato e da li è ripartito tutto.
D. Giancarlo, per chi non lo avesse capito è Giancarlo Lucariello un produttore che ha fatto la storia della canzone italiana producendo i più grandi successi dei Pooh, seguiti poi da produzioni per tantissimi altri artisti, Riccardo Fogli, Miguel Bosé, Caterina Caselli, Tosca, Toquiño, Alice, Giorgia, solo per citarne alcuni. Com’è avvenuto il vostro incontro.
R. La vita è l’arte dell’incontro, e tutto nella mia vita è avvenuto per meravigliosi incontri, destini che si intrecciano. L’ho conosciuto grazie a Guido Morra con cui avevo collaborato nello spettacolo scritto da lui con le musiche di Gianni Togni e con Massimo Ranieri Hollywood Ritratto di un divo e poi ne Il Grande Campione sempre scritto da Guido e le musiche di Maurizio Fabrizio. Quando recitai in Odysseus di Dino Scuderi, Guido venne a vedermi. Rimase molto colpito e mi disse “domani faccio venire una persona” ed era Giancarlo. Proprio in quella replica non diedi il meglio di me, mi era andata via la voce. Lui mi disse di non preoccuparmi, che aveva capito il mio talento e che gli sarebbe piaciuto fare qualcosa insieme. Ovviamente risposi “Qualsiasi cosa!” e da li è iniziata la nostra conoscenza. Ci abbiamo messo 20 anni ma è stato un tempo necessario a far maturare quest’opera perché anche se sono nove romanze, questi nove brani sono legati l’uno all’altro e potrebbero essere parte di un tutt’uno. C’è infatti un progetto di farne un’opera teatrale per farlo fruire in maniera diversa. È un disco che potrebbe non incontrare il gusto di tutti, è un po’ di nicchia. Un’ambientazione teatrale può renderlo più godibile. Giancarlo ci sta pensando, ci sta lavorando e speriamo si concretizzi.
LUCA NOTARI
D. Indubbiamente c’è un filo conduttore non solo nella melodia ma anche nei testi. Sette brani su nove sono composti da Maurizio Fabrizio, uno da Marco Betta e uno da Enzo de Rosa che sono comunque sulla stessa linea molto classica.
R. Intanto mi commuovo se penso che c’è un disco dove io interpreto brani di un autore del calibro di Maurizio Fabrizio, autore di Almeno tu nell’universo, I migliori anni della nostra vita, Strano il mio destino e ancora una infinità di poesie musicali. Giancarlo e Maurizio sono due persone incredibili che hanno alle spalle appunto una storia molto importante. Me ne sono reso conto in pieno solo quando ho avuto in mano il disco. Giancarlo è un essere umano con cui passo del tempo di qualità. Non l’ho mai visto come il “big della musica”, colui che ha cambiato la carriera di tanti artisti. Non ho avuto quella reverenza che si dovrebbe a un big per il rapporto sincero che si è instaurato tra di noi. Sono sempre stato rispettoso anche perché poi lui sul lavoro è molto serio, esigente. Ti conduce, senza che tu te ne accorga, a seguire le sue indicazioni. C’è indubbiamente anche uno scambio paritario come quando ho avuto esigenza di dire la mia su alcune cose. Lui sa ascoltare e se reputa che il suggerimento è corretto non lo rifiuta, però devo dire che sa come dirigere un progetto. A quasi 80 anni ha una carica incredibile. Quando ci eravamo incontrati allora, aveva deciso di non produrre più. Dopo 20 anni si è messo in testa che doveva lasciarmi qualcosa, “te lo meriti” mi ha detto e si è messo in moto come un caterpillar per realizzare questo disco. È uno che devi capire. Qualche artista che lui ha prodotto si è allontanato da lui perché non ha accettato le sue imposizioni. Posso dire che Giancarlo conosce il modo giusto per approcciare un progetto. Lui mi ha detto più volte, chissà se dopo di me troverai qualcuno che ti sosterrà in una produzione in questo modo. Perché credimi lui ti sostiene in qualsiasi modo in qualsiasi aspetto. Dalla cosa più semplice come “ti stampo il testo” - perché lui non te lo manda per mail, te lo deve stampare - e poi ti accompagna in qualsiasi cosa. A volte sembra che non ti lasci respirare che non ti lasci spazio, ma in realtà ti sta solo dando delle indicazioni in più per farti capire meglio cosa significhi per lui quella precisa parola in quel preciso momento. Ti porta a capire cosa esprime per lui quel testo abbinato in quel modo a quella melodia e ti mette in condizione di poterlo interpretare nella maniera più facile possibile. Tutte le correzioni che mi ha fatto si sono poi rilevate giuste.
D. Come è avvenuta la registrazione del disco o meglio, come ti sei approcciato a queste interpretazioni? Non è un repertorio a te estraneo, perché nei tuoi concerti e negli spettacoli a cui hai partecipato c’è spesso stato del classico intervallato a brani pop e repertori internazionali. Questo disco è un repertorio esclusivamente classico.
R. Da sempre ho avuto passione per l’opera lirica. Mi sarebbe piaciuto essere un cantante lirico ma per motivi strutturali e di conformazione fisica la mia voce non risuona in quel modo li. Sono un pucciniano per eccellenza e quindi mi sono ritrovato in questo classicismo a cantare melodie accattivanti in fondo semplici, immediate e dirette, a cui si possono dare diverse chiavi di lettura. Per questo non è stato difficile trovarmi a mio agio. Un po’ come quando interpreto Luigi Tenco. Lui scriveva musica semplice e li c’è il segreto dell’emozione. L’emozione è semplicità. E in queste melodie di Maurizio, di Marco Betta e Enzo De Rosa c’è questa semplicità, questa spontaneità dell’emozione in cui mi sono rivisto. C’è un approccio sicuramente più classico non solo per modo di cantare ma anche per modo di ascoltare. Dentro di me c’è una radice insita e anche se non ho mai cantato in un’opera lirica ho ascoltato molta lirica. Quella radice di ascolto mi ha suggerito di cantare questi brani in un modo più moderno, come un cantante di musica leggera che si approccia alla melodia classica. La definisco insita perché fin da piccolo mio papà mi faceva ascoltare Claudio Villa, con quella voce potente, impostata e li ritrovo le mie origini.
GIANCARLO LUCARIELLO
D. Quali sono i brani che ti hanno emozionato di più?
R. Sarà banale dire che mi hanno emozionato tutti. Se devo proprio scegliere, prediligerei Bel Canto. C’è qualcosa che mi tocca profondamente in quel brano e mi piace tanto cantarlo. Ma anche Del perduto Amore. È un brano che era stato portato a Sanremo da Alessandro Safina nel 2002 scritto appunto da Maurizio Fabrizio e Guido Morra e Giancarlo l’ha voluto inserire in questo progetto. Poi c’è Che mistero è l’amore portato a Sanremo da Nicky Nicolai e Stefano di Battista che vinsero nella categoria “gruppi” nel 2005. Giancarlo e Maurizio me l’hanno fatta ascoltare nella versione originale, come l’avevano inizialmente concepita ed è stata per me una botta incredibile. È quella versione che abbiamo ripreso in questo disco. Quando l’ho cantata me la sono sentita addosso. Golfo Mistico un altro brano che mi piace molto cantare perché lo avvicino più alla mia vita da performer in teatro, ma anche Poeta Inutile è un altro brano che adoro perché come dice Giancarlo è il brano della memoria una sorta di testamento che lui lascia a suo figlio. Un brano che mi ha molto toccato.
D. Tutti i testi sono di Giancarlo Lucariello tranne Del perduto amore scritto da Guido Morra. Bel Canto è anche la storia di una esistenza che parte dal “piccolo Luca” con i riferimenti a Napoli e ad altri elementi di vita vissuta.
R. Senz’altro. In tutti i brani ci sono i riferimenti alle varie epoche della vita di Giancarlo. È come se avesse messo da parte tanti piccoli tesori rimasti nel cassetto per tanto tempo e ora ha trovato il momento per tirarli fuori. Da quando ragazzo parte da Napoli con il papà che gli fa ascoltare l’opera lirica, che lo porta a teatro a vedere la Tosca. Per questo nel testo c’è quel riferimento a “e lucean le stelle” e da li poi passa agli amori, all’amore per il figlio, l’amore per il suo lavoro, c’è tutta la sua vita in questi brani.
D. È come fosse un film autobiografico in cui tu sei la voce del suo personaggio
R. Si per questo dico che questa è una sua opera. Io sono l’interprete, lo strumento che ha dato vita alla sua idea di raccontare tutta la sua epopea di vita sia artistica che personale. E con questa opera voleva chiudere, poi invece ora sta pensando di continuare con un volume 2.
D. La sua scelta di affidare a te queste interpretazioni a mio avviso non si basa solo sulla scelta di un interprete con una bella voce, ma sulla scelta di un interprete che potesse avere la sensibilità artistica di dar voce a quelle storie anche facendole sue.
R. È vero e devo ringraziare la mia formazione nel teatro musicale se sono riuscito a codificare quello che lui mi richiedeva. Non è stato facile, tutt’altro! Mi metto nei panni di chi in passato si è scontrato con lui perché ad esempio mentre registravamo Che mistero è l’amore, nel momento in cui nel testo c’è una frase di due parole, “una stella”, credo me l’abbia fatta registrare per due ore di seguito perché non veniva fuori come lui la intendeva. Ci siamo poi riusciti non so se per suo sfinimento o perché ho trovato la chiave giusta ma siamo arrivati al punto in cui era esattamente quello che voleva. Devo dire che il mio percorso teatrale, l’aver lavorato con personaggi come Massimo Ranieri, Giuseppe Patroni Griffi, Gigi Proietti e molti altri che mi hanno insegnato tanta disciplina, è stata la chiave che mi ha permesso di filtrare tutto quello che Giancarlo voleva. Nel nostro lavoro la disciplina è fondamentale. Soprattutto nel teatro. Chi non ha questa disciplina magari si stanca, si scontra e non arriva a rendersi conto di quanto un produttore come Giancarlo ti possa dare.
D. Che è poi il problema delle nuove generazioni non inclini a fare un lavoro di questo genere. Non capiscono fino in fondo quanto siano importanti la gavetta, lo studio e la disciplina. Giovani artisti che con arroganza credono di essere già affermati senza una preparazione adeguata.
R. Guarda io a 49 anni mi ritrovo a fare un disco di Luca Notari, perché ci sono io in copertina. Però come ti ho detto, io sono solo l’interprete di quest’opera che è l’opera di Giancarlo. Ed è giusto che sia così perché io sono il mezzo che la fa ascoltare. Poi io ho le mie idee su come vorrei fosse fatto un mio disco però lui è il mio produttore e lui sa cosa è giusto per me e con la storia che lui ha alle spalle io non posso che affidarmi alla sua esperienza e alla sua storia. E devo solo ringraziarlo.
D. Questo disco è si di nicchia come hai detto tu prima, non è certo un prodotto commerciale - e lasciami dire per fortuna. È però un prodotto di altissima qualità sia nel contenuto che nella realizzazione. Come sarà la promozione? Ti vedremo in scena a difenderlo?
R. Partirà la promozione con la casa discografica, la NAR International. Una promozione che non sarà sui canali classici. È vero, non è un prodotto di tendenza ma forse proprio per questo potrebbe essere interessante. 20 anni fa non era il momento di andare contro tendenza, oggi sicuramente si. Portandolo in teatro, anche se il pubblico del teatro è ugualmente un pubblico di nicchia, potrà avere un suo mercato. Noi italiani siamo famosi in tutto il mondo per la nostra storia musicale: l’opera lirica, la musica classica e tanti brani di musica leggera sono divenuti dei classici conosciuti in tutto il mondo. Per questo stiamo pensando anche all’estero. Dall’estero ci amano e ci chiedono questo tipo di musica e chissà magari con un po’ di fortuna lo esporteremo.
D. Infatti stavo per chiederti proprio questo! La melodia italiana è conosciuta in tutto il mondo, è patrimonio immateriale dell’UNESCO e credo che questo disco possa essere giustamente apprezzato in molte parti del mondo.
R. Sarebbe sciocco non pensarci, abbiamo fatto un disco più classico e puntando su questo ribadiamo la forza della tradizione e della cultura italiana.
D. Tradizione e cultura che vengono poi ricordate nell’introduzione vocale che conduce ai brani: come è venuta questa idea di raccontare a parole quello che si andrà poi ad ascoltare?
R. Anche quella è un’idea di Giancarlo. Pensando a questo disco come fosse un’opera, un film, c’è un’introduzione e ci sono i titoli di coda. È un modo per introdurre questo tipo di musica anche a chi non la conosce. Marco Attanasio legge quel testo che Giancarlo ha ritenuto necessario e ti prepara all’ascolto, ti fornisce gli strumenti giusti per capire. Prima dell’uscita della pubblicazione sono stati fatti vari incontri privati per far ascoltare il disco e ci siamo resi conto di quanto quell’idea di presentazione, quel dare le chiavi di ascolto, sia stato fondamentale. Ecco il motivo di questo testo che racconta la genesi delle nostre romanze e poi si chiude con i titoli di coda dove di ogni brano viene detto il titolo e i suoi autori e compositori. In questo mondo in cui tutti andiamo di corsa, pochi si mettono a leggere i contenuti dei libretti per conoscere i nomi degli autori e compositori.
D. Oltre a eventualmente trasformare questo disco in un progetto per la scena, nel tuo futuro ci sono altri progetti teatrali?
R. Devo ammettere che mi sono un po’ allontanato dal teatro per dedicarmi di più alla musica anche se in questa stagione sto facendo Dorian Gray con la regia di Marco Simeoli che ha debuttato a Crotone e che vorremmo portare in tournée il prossimo anno anche a Roma. Mi sto dedicando a realizzare più performance tipo recital: uno in particolare è incentrato su Tenco e altri cantautori come De André, De Gregori, Dalla con alcuni brani cantati ed altri letti come poesie. Un altro progetto con tre voci e una chitarra chiamato I That’s Italy dove facciamo un repertorio di solo musica italiana dagli anni ‘40 agli anni ’80, da Buscaglione a Tozzi, per capirci meglio e stiamo cercando di portare anche questo in teatro.
D. Devo dire che ascoltando questo disco si percepisce l’emozione che ci hai messo. Non posso che incitarti in questa direzione più musicale.
R. Io non so cosa succede quando canto. C’è una connessione con tutto quello che ascolto e la melodia mi entra talmente dentro che è come se la scrivessi io stesso nel momento in cui la canto. È un approccio molto musicale perché è la melodia stessa che mi suggerisce come cantarla. Non si può spiegare bene a parole, parte dal più profondo di me con tanta sensibilità che non è ricercata, viene da sola. E viene anche dall’aver ascoltato tanti generi musicali tutti diversi. Non ci si può isolare solo su un genere, solo su uno stile. Chiudersi non porta a niente di buono se non a conoscere solo quella cosa e basta. La diversità ci arricchisce, essere più aperti ed ascoltare più generi musicali fa si che poi nel tuo sei unico perché accumuli tante informazioni, le fai tue senza essere un clone di qualcun altro. Se mi fossi chiuso su un genere, sarei rimasto fossilizzato e avrei cantato solo in quel modo. Venendo dal teatro, dal musical, ascoltando e interpretando jazz, rock, pop, anche il metal pur non essendo il mio genere preferito, mi permette di assimilare tante diverse influenze e mi permette di crearmi una mia identità in cui mi si può riconoscere perché c’è tanta storia dietro.
D. Dove è stato registrato questo album?
R. Alcune registrazioni le abbiamo fatte nella nostra Umbria (Luca Notari è nativo di Foligno, lo scrivente di origini umbre ndr), Giancarlo ha una casa a Spoleto e non lontano, a Castel Ritaldi c’è uno studio di registrazione molto bello, una piccola nicchia in una grotta con una sonorità particolare. Altre sono state registrate a Roma mentre il missaggio è stato fatto in Calabria. La NAR è a Milano. Possiamo dire che è un prodotto che nasce da realtà provenienti da tutta l’Italia.
LUCA NOTARI IN STUDIO DI REGISTRAZIONE
D. Oltre a Giancarlo Lucariello, Maurizio Fabrizio e gli altri autori che abbiamo già citato, vuoi ricordare altri nomi che hanno partecipato a questo progetto?
R. Sicuramente un ringraziamento speciale va alla NAR International e a Mario Limongelli per aver creduto in questo progetto che è distribuito dalla Warner e per me è un punto di orgoglio. Voglio ricordare gli altri autori che hanno collaborato ai testi, Vincenzo Incenzo, Pino Marino, Ennio Speranza, Maurizio Galli e poi devo ringraziare Lucie Jansh per la splendida foto di copertina.
D. Io ringrazio te a nome dei nostri lettori e augurandoti un buon successo, ricordo che l’album è acquistabile su tutte le piattaforme ed è disponibile anche in cd e in vinile nei migliori negozi.
Dal sito classicaoggi.it ci sono tutti i link dedicati all’ascolto e agli acquisti.
NAR International
Presenta
LUCA NOTARI
UN MONDO IN CUI CREDERE
ROMANZE SENZA TEMPO
Un album prodotto da Giancarlo Lucariello
Voce della presentazione e dei titoli di coda Marco Attanasio
Mixing e Mastering realizzati da Roberto De Luca (Rodel Recording, Cosenza)
Registrazioni Voci Gianluca Bibiani
Strumenti e Musica Studio (Castel Ritaldi Perugia)
Assistente alla produzione Antonio Talento
Fotografia di copertina Lucie Jansh
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