Strictly Ballroom, la traspozione dell'omonimo film del 1992 di Baz Luhrmann ("Moulin Rouge", "Romeo+Juliet", "Il Grande Gatsby"), non convince del tutto il West End londinese.
Al Piccadilly theatre di Londra il 24 aprile (dopo circa un mese di preview) ha debuttato una nuova produzione del musical diretto e coreografo da Drew McOnie.
La trama segue per lo più quella del film (uscito in Italia con il titolo "Ballroom - Gara di Ballo"): Scott Hastings, campione di ballo di sala, infrange le regole imposte dalla Federazione australiana improvvisando passi al di fuori di quelli consentiti. Le sue coreografie vengono criticate in primis dalla madre, anch'essa campionessa del ballo liscio che vede nel figlio la possibilità di riscattarsi. Deciso comunque ad affrontare la prestigiosa competizione del Pan-Pacific Grand Prix, nonostante sia stato abbandonato anche dalla partner storica, Scott comincia ad allenarsi con Fran, una principiante di origine sudamericana. La madre, che disapprova la nuova coppia, prova a far cambiare idea al figlio mentendo sulle motivazioni del fallimento della carriera del suo timido padre: la ribellione e il non rispetto dei passi imposti dalla federazione. Alla gara Scott e Fran, che nel frattempo hanno "scoperto" la magia del paso doble, si esibiscono in questo nuovo appassionato genere conquistando pubblica e critica.
I personaggi del film rivivono una seconda vita in questo adattamento - anche se a volte fin troppo sopra le righe. Il personaggio della madre, ossessionata dal successo del figlio, è interpretato da una eccellente Anna Francolini, maniacale nel suo look, con le sue sigarette sempre accese, nei suoi tic e nella sua mimica facciale (a volte un po' troppo esagerata). Strappa comunque grandi risate, così come il marito, il padre di Scott, personaggio esattamente all'opposto: la sua timidezza e goffaggine ce lo fanno apparire come un perdente ma alla fine, quando sprona il figlio a dare il meglio di sé e credere nella libertà, riesce a tirare fuori l'energia e mette a tacere la moglie. Liz, la partner iniziale di Scott, e la ballerina che dovrebbe poi sostituirla, Tina Sparkle, sono rappresentante sottolineando all'eccesso la frivolezza e la vacuità delle regine del ballo. Stessa sorte capita a Gerrard Horan, il presidente della federazione, grande conservatore, dai capelli arancioni, con una moglie molto più giovane. Fin qui, non ci sarebbe niente di strano... ma quando dichiara, fallito il suo tentativo di boicottare la vittoria di Scott e invitato a lasciare la guida della federazione, "Forse entrerò in politica", non possiamo parlare solo di coincidenze. Si raggiungono momenti di grande teatro, quelli che ti aspetti da un vero musical, con il personaggio del padre di Fran, interpretato da Fernando Mira, e della nonna (Eve Polycarpou). Con i suoi tacchi che risuonano come tamburi, Mira insegna a Scott il paso doble e, paradossalmente, sarà proprio il valore della disciplina e della tradizione che farà vincere Scott e Fran. Il mondo della danza sud americana, sincera, spontanea, con i passi che vengono dal cuore, ha la meglio su quello delle competizioni delle gare di ballo, dove si danza solo per vincere e senza passione.
L'impianto scenografico è semplice ma di grande effetto. Poche strutture (sul palco è presente l'orchestra che ci fa sentire veri e propri spettatori di una gara di ballo), mobili ed intercambiabili, sapientemente manovrate dagli attori e dai ballerini in scena, riescono a presentarci le varie ambientazioni: i cambi scena, accompagnati da un elegante disegno luce, sono uno spettacolo di tempismo e precisione. I costumi riescono a caratterizzare a pieno i personaggi (vedi la madre di Scott ma anche le varie primedonne del ballo di sala) e le scene. Meno riuscite sono le coreografie, non tanto nella loro esecuzione quanto nella confusione, in parte comprensibile visto l'argomento dello spettacolo, che spesso si crea nel distinguere, nella stessa scena, i passi standard dei balli di sala e quelli non rispettati dal protagonista in rapporto ai passi coreografici del musical (si ha spesso, cioè, la sensazione che anche le altre coppie in gara compiano coreografie "non autorizzate" dalla federazione).
La maggior differenza dal film, e in questo la sceneggiatura di Luhrmann e Craig Pearce lascia dei grossi dubbi, è l'introduzione di una sorta di Maestro delle Cerimonie, un vero e proprio MC da "Cabaret" (a volte, invece, richiama, senza il minimo successo, il Che di "Evita"), qui con tutina di lamé, che canta la quasi totalità dei pezzi musicali tra i quali "Love is in the Air" o "I wanna dance with somebody". Il personaggio, interpretato da Will Young (vincitore della prima edizione, nel 2002, di Pop idol), risulta quasi "irritante" nel suo sottolineare ogni battuta o gag e, per quanto riguarda i pezzi cantati, spesso risulta "di troppo" (avremmo voluto tutti sentire la stupenda "Time after time" di Cindy Lauper, pezzo clou alla vigilia della gara di ballo, cantata dai protagonisti Scott e Fran). La colonna sonora comprende grandi successi degli anni '80, anni in cui è ambientata la storia, riarrangiati egregiamente (il risultato globale è un lavoro organico e ben studiato) ma finisce per passare in secondo piano, risultando spesso più "sottofondo" di scene di ballo che elemento narrativo. Così i personaggi di Scott (Jonny Labey) e di Fran (Zizi Strallen) funzionano a metà: grandi ballerini, viene loro a mancare la possibilità di esprimersi e farsi valere come "personaggi", attraverso il canto. Sorge insomma il dubbio che il personaggio di MC sia stato introdotto non tanto per colmare o rendere "più teatrale" certi passaggi della sceneggiatura (questo MC non è un narratore) ma piuttosto per "dare voce" ad attori spesso coinvolti in coreografie di grande impegno. Ma questo è (doveva essere) un musical, e come sappiamo in un musical si recita, si canta e si balla. Anche contemporaneamente.
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