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BWW Reviews: L'Ultima Strega

By: Sep. 15, 2013
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"Quod avertat Deus"


Dopo un primo showcase tenuto quest'estate e qualche data estiva di try-out, L'Ultima Strega - frutto dello sforzo produttivo di GiuliaEventi - debutta al Teatro Brancaccio, tentando il contatto con il pubblico romano (che, si sa, non è certo uno dei più facili da conquistare!).

Cominciamo dalle definizioni. Nel corso del tempo, in locandina, sono apparse varie diciture: pop musical, il musical - pop drama, musical drama... ma, in fin dei conti, cos'è L'Ultima Strega? Sicuramente, non è un musical (almeno, non in senso stretto). Abbandonando le solite disquisizioni scolastiche sulla distinzione più o meno netta delle varie declinazioni di teatro musicale, il musical - nell'accezione più americana del termine - è una produzione teatrale, televisiva o cinematografica che fonde dialogo, canto e danza per raccontare una storia convincente in modo convincente.

Dunque, per etichettare uno spettacolo come "musical," è sì necessaria la compresenza di almeno due delle tre discipline, ma non basta: la loro reciproca intersezione, l'equilibrio e l'integrazione con la storia sono elementi preponderanti!

Visto in quest'ottica, L'Ultima Strega non è un musical. Le varie componenti sembrano a sé stanti e il piatto della bilancia pende sul versante delle parti dialogate quindi, dando a Cesare quel che è di Cesare per evitare che il già confuso pubblico travisi maggiormente la vera idea di musical, sarebbe più opportuno definirlo "prosa con musiche."

La trama. Due giornalisti cercano uno spunto per un articolo/documentario e lo trovano in un libro che parla dell'ultima donna processata per stregoneria e mandata a morte alla fine del 1700 a Glarona. Iniziano così a ripercorrere la storia proprio dall'esecuzione... e poi, ulteriore flashback, dal giorno in cui arriva a Glarona una straniera che nessuno conosce: Anna Goeldi. Durante una festa, Anna incontra il giovane fabbro Lukas, segretamente innamorato di Sarah, 14 anni. La straniera si propone di aiutare il ragazzo nel corteggiamento. L'allegria della festa viene interrotta dall'arrivo dei genitori di Sarah, Johann e Teresa Tschudi che ammoniscono la giovane e la portano via.
Il giorno successivo Anna si presenta a Casa del sig. Tschudi. La donna sembra avere un grande interesse nei confronti della giovane Sarah e sprona la ragazza a dichiarare il suo amore a Lukas. Il sacerdote, Padre Mottini, parla apertamente al giudice Tschudi dell'immoralità e della cattiva influenza che Anna ha sulla figlia, ma la mente illuminata del dottore lo porterà a deriderlo. Contemporaneamente però, lo stesso Tschudi fa delle verifiche su di Anna e viene a sapere del suo passato di ragazza madre che ha perso una figlia appena nata, sotto i ferri del dottor Zwicky, il dottore che aveva procurato una bambina ai coniugi Tschudi che non ne riuscivano ad avere di loro. Johann cerca di violentare Anna, lei lo rifiuta e confessa di essere a conoscenza del suo segreto. Lui giura vendetta.
Cominciano ad accadere strani eventi: Teresa ha un incubo ricorrente che risale alla notte della nascita di Sarah, presso la casa del dott. Zwicky. Quando si risveglia tra i suoi capelli trova un chiodo, presagio funesto. Di tanto in tanto vengono trovati chiodi nei luoghi più strani, fino a comparire anche nella tazza di Sarah, che soffre di forti attacchi addominali. Dell'accaduto viene incolpata Anna, che viene così subito allontanata da casa Tschudi. Il giudice le fa capire che dovrà rispettare questa decisione, altrimenti a farne le spese sarà il giovane Lukas.
Tutto questo scatena i pettegolezzi della piazza: mentre si alternano le voci più disparate ì sulla natura esoterica delle azioni di Anna e sulle presunte cause della malattia di Sarah, la comunità sembra ripiombare nel medioevo. Il giudice sfrutta questa situazione per dare inizio alla sua vendetta con una proposta: la donna dovrà praticare i suoi medicamenti "alchemici" su Sara per tentare di guarirla dalle sue sofferenze. Se questo avverrà, la carità cristiana la salverà. In realtà la presunta strega è vittima consapevole di una trappola, poiché se non dovesse riuscire sarebbe in balia della furia del popolo. Parimenti, la guarigione della ragazza sarebbe la prova schiacciante della sua stregoneria. Sarah sembra trarre subito beneficio dalle cure della donna e il popolo, sconcertato, grida subito al demonio. Non avendo prove certe, solo una confessione piena può portarla a una condanna. Tschudi ha un asso nella manica: il fabbro. Le prove conducono proprio a lui, vista la grande quantità di chiodi disseminati in ogni "scena del crimine"! Johann mette così di fronte ad Anna due alternative: lasciare che il ragazzo vada incontro, da innocente, al suo destino oppure accollarsi la colpa di tutto per amore della figlia. La donna confesserà tutto quello che non ha fatto, andando incontro alla morte ma garantendo la felicità di Sarah e del giovane Lukas.
L'articolo viene terminato, in tempo per andare a festeggiare la mezzanotte... Ma Anna Goeldi è stata davvero l'ultima strega?
(fonte: comunicato stampa)

Identificato l'oggetto, saggiamone adesso la qualità. Il libretto di Andrea Palotto non è abbastanza forte per far fronte alle esigenze della storia: i personaggi sono troppi e nessuno di loro - nemmeno i protagonisti - viene approfondito a dovere; c'è molto materiale superfluo che andrebbe tagliato o riscritto; la storia è già contorta di suo e le due linee temporali in cui si dispiega il racconto, non essendo ben gestite, non aiutano certo a renderla più chiara.

A questo si aggiunge la regia dello stesso Palotto che non sopperisce alla mancanza di dettagli dello script, rendendo il tutto ancora più astruso.

Delle musiche di Marco Spatuzzi ricordo ben poco. Brutto segno. Sono ben chiari i "riferimenti musicali" (chiamiamoli così che è meglio) dell'autore. Nella partitura troviamo molto Sondheim, molto Jason Robert Brown e un pizzico di Kander & Ebb... con una sola differenza: pur nella loro complessità, i compositori sopra citati mantengono una certa linearità e i loro brani riescono ad essere ricercati e popolari allo stesso tempo. Nel caso de L'Ultima Strega ci troviamo davanti ad un'accozzaglia di suoni e parole piazzate quasi a casaccio in svariati punti della narrazione, senza portarla avanti. Non c'è un pensiero dietro ogni canzone e, nella maggior parte delle volte, non c'è una ricerca di quel momento tensivo che porta i personaggi a cantare. Magra consolazione la presenza di una piccola orchestra dal vivo che fa incassare un punto di favore all'intero spettacolo.

Con una materia prima così debole, è fisiologico che il cast non riesca a dare il meglio di sé. Valeria Monetti fa di tutto per arrivare alle orecchie della gente, ma non riesce ad arrivare al cuore... e non è facile arrivarci se mentre intona una delle sue arie alle sue spalle accade "letteralmente" di tutto. Cristian Ruiz si ritrova schiacciato da un ruolo che soffoca le sue potenzialità. Teoricamente, Tschudi dovrebbe essere co-protagonista ma l'intricata drammaturgia relega il personaggio ai margini della vicenda in termini sia quantitativi (sono poche le scene a lui dedicate), sia qualitativi (tra i pochi momenti, nessuno risulta preponderante per lo sviluppo della sua psicologia all'interno della storia). Nonostante questo, Ruiz rimane uno dei migliori performer italiani... solo lui può cantare "Un piatto freddo" e risultare convincente!

Lo stesso vale per Valentina Arena (Teresa), Andrea Fazio (Lukas) e Daniela Simula (Sarah) che - se diretti meglio - avrebbero potuto dare, senz'altro, una chiave di lettura più matura ai rispettivi caratteri.

Il personaggio che più mi è sembrato esser stato abortito strada facendo è Padre Mottini (interpretato da un Igino Massei dalla zeppola latente). Solitamente, a fine spettacolo, ogni domanda trova risposta. In questo caso non ho trovato spiegazione all'avversione nei confronti dell'Italia che Mottini manifesta nelle prime scene: non sarebbe stato interessante approfondire questa conflittualità tra un uomo e il suo paese d'origine?

Anche l'ensemble risulta un po' sotto tono e non sempre coeso nei movimenti e nelle parti corali. Chiudono il cast, in ordine alfabetico: Salvatore Bandiera, Debora Boccuni (Klara), Chiara Carpentieri, Gerry Gherardi (Leopold), Raffaella Monza, Marta Petragallo, Francesco Properzi, Andrea Standardi (Fabien/Karl), Manuela Tasciotti (piacevolissima riconferma, nel ruolo di Martha Vart) e Claudio Zanelli (Peter/Albrecht).

Scenografia non sempre funzionale, costumi esteticamente sgraziati, disegno luci frettoloso e volumi troppo alti completano il pacchetto di questo spettacolo che si è "leggermente" sopravvalutato.

QUOD AVERTAT DEUS.



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