Due voci, due cuori, una storia d'amore universale,
mille emozioni: questo è CIAO AMORE CIAO.
BroadwayWorld.com - Italy
Due voci, due cuori, una storia d'amore universale, mille emozioni: questo è CIAO AMORE CIAO, lo spettacolo scritto e diretto da Piero di Blasio che si avvale delle musiche di Luigi Tenco per raccontare in un unico atto la tragedia legata a questo personaggio tanto misterioso quanto controverso e alla sua altrettanto controversa relazione con la cantante Dalida.
La vicenda è suddivisa in tre macro-sequenze, tre tappe di un amore universale che si racconta attraverso una storia vera, senza mai giudicarne gli eventi.
Siamo nel 1966. Nanni Ricordi - proprietario della RCA italiana in quegli anni - propone al giovane Luigi Tenco di partecipare al Festival di Sanremo accanto alla diva italo-francese Dalida. Prima tappa: scoppia la scintilla. I due cominciano a frequentarsi 'al di fuori' dell'ambito lavorativo - nonostante un'iniziale titubanza da parte di lei, già sposata - tra Parigi e Roma, tra alti e bassi. Seconda tappa: l'amore attecchisce. Dopo qualche tempo Tenco confessa di essersi innamorato... di un'altra donna. Male. La casa discografica annuncia il loro imminente matrimonio. Troppa pressione. Arriva Sanremo, uno sparo... buio. Terza e ultima tappa: la fiamma si spegne. La "parabola" si interrompe bruscamente con la morte di Tenco, una morte che avviene fuori scena e quasi in sordina come a non voler dare una risposta o una parziale interpretazione della tragedia.
Il merito del libretto - accurato, scorrevole e ben calibrato - è, infatti, proprio questo: Di Blasio è riuscito a mantenersi super partes, nonostante le innumerevoli ipotesi che sono state tracciate dal '67 a questa parte, rendendo l'amore (e non la morte) il fulcro, il motore 'immobile' della pièce.
Scorrevole e attenta è anche la regia che, essendo curata dallo stesso autore, riesce ad entrare in perfetta sintonia con lo script e con i suoi tempi vuoi comici, vuoi drammatici. Idea interessante quella di intervallare le varie scene con le registrazioni del Sanremo di quell'anno preparando così il pubblico in sala, con il meccanismo del flash-forward, alla 'fatidica' esecuzione di Ciao, amore, ciao sul finale.
In scena, nei panni di Tenco e Dalida troviamo rispettivamente gli ottimi Luca Notari e Stefania Fratepietro i quali sfruttano con successo le differenze - sia vocali che fisiche - che li dividono dai personaggi che interpretano dandone una propria, universale lettura.
La scenografia - ahimè non sempre funzionale - di Dario Carrarini è, in linea con la azzeccata chiave di lettura che si è voluto dare all'opera, volutamente decontestualizzata: prevale il bianco, le linee sono indefinite... quasi a voler dare la sensazione di qualcosa di "assoluto" nel tempo e nello spazio, valido sia ieri che oggi, sia qui che altrove.
Molto raffinate le scelte musicali operate da Emiliano Begni in sede di arrangiamento: ogni canzone è, sia musicalmente sia drammaturgicamente, integrata nella storia e la porta avanti seguendo la formula del musical theatre americano ma senza perdere quel suo gusto squisitamente italiano. Tra le canzoni più emozionanti (tutte rigorosamente eseguite dal vivo) possiamo citare l'intima Vedrai, vedrai che immortala la telefonata in cui Tenco rassicura la madre che prima o poi le cose cambieranno, Io sì che vede una Dalida contemporaneamente furibonda e sconfitta ma anche il medleyHo capito che ti amo/Come le altre/Più m'innamoro di te e meno tu mi ami che segna la prima 'crepa' della relazione tra i due o anche Lontano, lontano in cui prendono consapevolezza della fine del loro idillio.
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