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BWW Reviews: CANTANDO SOTTO LA PIOGGIA arriva, senza pioggia, a Padova

By: Feb. 13, 2015
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Il giorno 7 febbraio arriva anche al Teatro Verdi di Padova il musical Cantando sotto la pioggia. Il tour della compagnia di Corrado Abbati, in scena per la seconda stagione consecutiva, ha riscontrato un enorme successo di pubblico: teatro pieno e biglietti esauriti per la prima padovana.

Come forse già noto ai più, lo spettacolo è un riadattamento del film "Singing in the rain", grande classico del 1952. Il musical segue le vicende di Don Lockwood (Dario Donda), divo del cinema muto, Cosmo (Davide Cervato), il suo grande amico dai tempi della gavetta e Kathy (Cristina Calisi), aspirante attrice di teatro. La storia è ambientata negli anni Venti, momento di fondamentale importanza nella storia del cinema: è in questi anni che avviene la transizione dal cinema muto al cinema sonoro, a partire dal capolavoro "Il cantante di Jazz", primo lungometraggio musicale.

Tema fondamentale è dunque il cinema, e questo è più che sottolineato dalla stessa scenografia: cartonati di pellicole, altre pellicole, un enorme ciak/schermo al centro della scena e... sì, ancora pellicole. Il tutto contornato da grandi pagine di giornali di cinema. Se la scena è già ridondante di per sé, non aiuta il fatto che questa rimanga fissa per tutti i due atti, con ingressi e uscite di oggetti scenici ad indicare i cambiamenti di tempo e luogo.
Questa scenografia sembra rispondere all'esigenza, che pervade lo spettacolo, di spiegare tutto ciò che accade sul palco: più di una volta viene mostrata una scena allo spettatore, per poi essere inutilmente descritta a parole da uno dei personaggi - come accade con la gavetta di Don e Cosmo.

Il punto forte di questa produzione di "Cantando sotto la pioggia" è senza dubbio la comicità e la spettacolarità visiva di alcune scene, soprattutto quelle corali. Lo spettacolo rientra appieno nella definizione - troppo spesso maltrattata o usata a sproposito - di commedia musicale.
Per quasi due ore e mezza gli attori sul palco riescono a mantenere viva l'attenzione del pubblico e, cosa ancor più difficile, a farlo ridere. Le battute, molto spesso brillanti e raramente scontate, si succedono seguendo il ritmo scandito della trama, alternate a momenti di comicità corporale e gestuale.

D'altra parte, il carattere fortemente comico è riuscito a sovrastare qualsiasi altro aspetto dello spettacolo, tanto quello sentimentale quanto quello psicologico.
La storia d'amore sembra troppo forzata, il protagonista maschile e la protagonista femminile si trovano soli sulla scena e tanto basta per far partire la canzone dell'innamoramento. Certo, uno dei grandi poteri del musical è che nell'arco di una canzone può succedere di tutto, ma quel tutto dev'essere giustificato a livello narrativo: nulla in quella prima scena tra Don e Kathy sapeva di amore o colpo di fulmine.
Tra le battute i personaggi, con i loro sentimenti e le loro insicurezze, non riescono ad emergere. Kathy è una protagonista quasi invisibile - non sappiamo di preciso quanto tempo passi effettivamente sulla scena, ma il tempo percepito è sicuramente molto di meno. Cosmo ha perso qualsiasi funzione narrativa, è ridotto a comic relief. Paradossalmente, i personaggi sviluppati meglio sono quelli secondari, prima tra tutti Lina Lamont (Marta Calandrino, di cui ho sentito, giustamente, tessere le lodi da più di uno spettatore uscendo dalla sala).

Le canzoni, nonostante la traduzione in italiano, hanno reso onore alle originali. Bisogna riconoscere la difficoltà di proporre al pubblico dei pezzi estremamente famosi come "Good Morning" o "Singin' in the rain", e la loro esecuzione ha soddisfatto le aspettative tanto dal punto di vista musicale quanto dal punto di vista coreografico.
Non si può dire lo stesso della scenografia, in particolare per quanto riguarda il pezzo che dà il titolo al musical. Nessuno pretende di vedere dell'acqua reale cadere sul palcoscenico (forse ci speravamo un po' tutti, ma Padova non è il West End), ma limitare la rappresentazione della pioggia allo schermo centrale, per altro molto piccolo rispetto al palco nella sua totalità, non sembra la scelta vincente. La pioggia viene evocata dal testo ma non si percepisce. La pioggia è la grande assente di questo spettacolo.

Vorrei spendere due parole su un momento che non viene mai considerato nelle recensioni, dato che si colloca di fatto a spettacolo finito: gli applausi. A volte ci si dimentica che non tutti gli spettatori siedono in platea, vicino al palco, e riescono a vedere distintamente i volti degli attori. C'è chi, relegato in piccionaia, trovandosi davanti l'intero cast in impermeabile giallo non sa nemmeno a chi sta applaudendo.
Il mio primo consiglio è questo: affinché ciascun attore abbia l'applauso che merita, rendetelo riconoscibile.

Il mio secondo consiglio, invece, è quello di mettere a disposizione del grande pubblico i nomi degli attori, dato che questa sembra una conoscenza riservata a pochi eletti e a chi è disposto a compiere una ricerca accurata nel deep web.

CANTANDO SOTTO LA PIOGGIA

Musical di Nacio Herb Brown

Regia Corrado Abbati - Coreografie di Giada Bardelli

Allestimento Upstage Designs - London

Direzione musicale Maria Galantino

Con Cristina Calisi, Dario Donda, Marta Calandrino e Davide Cervato

Compagnia Corrado Abbati



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