Per me è un NI!
Frutto della collaborazione tra il M° Guido Cataldo e il performer Simone Sibillano (qui anche in veste di autore e regista), AMERICA - IL MUSICAL è il secondo sforzo produttivo della giovane GiuliaEventi che ho finalmente modo di recensire dopo aver assistito alla première romana di qualche settimana fa.
Per capire fin da subito il modo con cui ho deciso di procedere in questa recensione è bene mettere in chiaro una cosa: lo spettacolo - un docu-musical sull'emigrazione italiana di inizio Novecento - facendo, lecitamente, leva sul "fattore emozionale" tocca il cuore di chi, come me, ha e va fiero delle proprie radici Meridionali che, per un motivo o per un altro, è stato "costretto" ad abbandonare. Queste essendo le premesse, posso serenamente dire che lo spettacolo nel complesso mi ha colpito positivamente. Tuttavia, presenta alcuni difetti che non ho potuto fare a meno di notare... da qui in poi, dunque, cercherò di essere quanto più scientifico possibile.
Il primo appunto riguarda le scelte operate a livello drammaturgico-registico. Trovata interessante quella di rendere il musical uno spettacolo corale: non si è voluto dare voce ad un singolo personaggio né - se vogliamo - ad uno sparuto gruppo di emigranti ma ad un intero popolo in movimento, ieri come oggi. Non altrettanto condivisibile è il tentativo di affrontare - all'interno della già complessa macro-tematica dell'emigrazione - altre situazioni quali l'omosessualità, la vedovanza, la violenza sulle donne, l'impossibilita di avere figli etc. Tutti questi argomenti, in due ore e poco più di spettacolo, non riescono a venire approfonditi come meriterebbero e risultano per lo più abbozzati o lasciati in sospeso, con la sola eccezione della love story tra i due protagonisti Bartolomeo (Simone Sibillano, più convincente nel canto che non nella recitazione) e Bianca (Valeria Monetti, sicuramente più a suo agio in questo ruolo piuttosto che in quello di Anna Goeldi). Tra gli esempi più lampanti abbiamo la figura di Madre Cabrini (Chiara Materassi), importante ma non sviluppata a sufficienza; quella di Amalia Allevi, al cui rapporto incestuoso con il padre non viene dato abbastanza spazio; lo stesso dicasi della coppia omosessuale dall'epilogo malinconico ma romantico. Riconosco l'intento "nobile" di soffermarsi su problematiche delicate come queste ma, a mio avviso, specialmente in un musical a coralità forte come AMERICA, sarebbe stato meglio concentrarsi su poche cose concedendosi la possibilità di approfondirle a dovere e dare delle risposte a degli interrogativi che qui rimangono poco chiari.
A togliere spazio e tempo a un esaustivo dipanamento delle varie trame v'è l'imponente partitura di Guido Cataldo che - pur regalando dei bei momenti di poesia in musica - andrebbe senz'altro sfoltita per non risultare troppo "opprimente," specialmente alle orecchie di chi non mastica bene il napoletano. Accanto ai momenti di grande patos - come la ballata Terra, terra mia affidata a Sibillano o il vibrante opening number intonato dalla splendida voce di Paola Fareri per poi sfociare in un potente coro - e accanto ai brani che, gioco-forza, sono essenziali all'economia dello spettacolo, si potrebbe trovare posto (in punti strategici) per due o tre numeri più "leggeri" al fine di stemperare la tensione emotiva accumulata nel corso della pièce.
Altra e ultima nota di demerito riguarda la scenografia o, meglio, volendo essere più specifico: il boccascena. Lo stile e i colori dati alle sagome di valige, borse e bauli che incorniciano l'azione scenica hanno un sapore troppo "cartoonesco" che mal si sposa con le atmosfere realistiche (nell'accezione più verghiana del termine) dello spettacolo.
Molto d'impatto i movimenti scenici di Chiara Materassi: la sofferenza, la rabbia, la nostalgia e la stessa coralità si riversano nei semplici gesti (ad es. il segno della croce) che danno voce ai sentimenti del gruppo.
In scena spiccano senz'altro la già citata Paola Fareri, che ci offre una performance forte e magnetica nel ruolo dell'orfana Maria Esposito, e Angelo Barone, che interpreta magistralmente il tenero Davide Fiore - ragazzo affetto dalla sindrome di Down che viaggia insieme alla sorella (l'altrettanto degna di nota Giorgia Arena) - senza mai cadere nella macchietta. Chiudono un cast di livello medio-alto, la cui preparazione pressoché uniforme è coerente con la struttura corale dello spettacolo: Jacopo Bruno, Nico Colucci, Annalisa d'Ambrosio, Antonella Giuliani, Arianna Logreco, Mario Moretti, Luigi Nardiello, Stefania Paternò, Laura Pucini, Roberto Rossetti, Paky Vicenti e Claudio Zanelli.
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