Siamo andati a vedere per voi al teatro Silvestrianum di Milano ANNIE JR., musical scritto nel 1977 da Charles Strouse, Martin Charnin e Thomas Meehan. Lo spettacolo è stato messo in scena (completamente in italiano) dalla Children's Musical School - una scuola di Musical per bambini e ragazzi - con un cast di attori, ballerini ed acrobati giovanissimi (di età compresa tra i 7 e i 16 anni).
La storia, per chi non lo sapesse, è ambientata a New York nel periodo della Grande Depressione e racconta la vicenda di una spigliata orfanella che riesce a far breccia nel cuore di un vecchio e scontroso uomo d'affari.
Ci si poteva aspettare l'ennesima furbata in stile "non sparate sui bambini", invece siamo rimasti molto colpiti dalla serietà dell'iniziativa. Tanto per cominciare buona la scelta del soggetto, forse un po' lontano dai gusti di un settenne o di un sedicenne di oggi ma appropriato e (Dio glie ne renda merito) non così noto in Italia.
Ma soprattutto i promotori di questo progetto hanno capito quanto sia importante per un interprete, specie se giovanissimo, misurarsi con un vero testo, scritto da autori professionisti, su un vero palcoscenico, davanti a un vero pubblico, dopo essere passato attraverso un vero casting per prendere parte a quella che è una produzione a tutti gli effetti.
In "Annie" possiamo trovare molti più elementi scenocoreografici che nella maggior parte degli spettacoli prodotti quest'anno messi insieme. Intendiamoci, non c'è nulla di particolarmente vistoso o complesso né nella regia e nelle coreografie di Fiorella Nolis (anche direttrice della scuola), né nelle coreografie acrobatiche di Grabriella Crosignani o nei costumi e nella scenografia (costituita semplicemente da un paio di fondali e qualche arredo scenico) di Maria Cristina Urru. Si tratta però di elementi funzionali alla scena e capaci di fare presa sullo spettatore proprio perché servono alla storia. Per esempio l'effetto "tuoni e fulmini" che accompagna le sfuriate della crudele direttrice dell'orfanotrofio dove è rinchiusa la protagonista, o una nevicata che si abbatte sul palcoscenico forse fuori tempo massimo (solo durante i saluti) ma facendo comunque la sua figura. Insomma, questa è gente che sa quello che sta facendo.
Per quanto riguarda le performance degli interpreti, queste sono state più che convincenti. Ovviamente non sono mancate interpretazioni un po' artefatte o momenti in cui gli attori sembravano più preoccupati di non dimenticarsi la battuta che di dirla nel modo giusto, ma sono state interpretazioni tranquillamente paragonabili a quelle di alcune compagnie di professionisti affermati.
Bisogna fare un appunto per quel che riguarda l'aspetto grafico. E questa non è una di quelle piccole critiche che si aggiungono alla fine di una recensione sostanzialmente positiva per renderla più credibile; davvero non si può mettere tutta questa serietà in un progetto e poi presentarlo con poster e programmi di sala ottenuti ritagliando male con Photoshop qualche foto di scena.
Possiamo dire, in definitiva, di aver scoperto una produzione che ci ha fatto un'ottima impressione e di cui speriamo di poter seguire i progressi nell'immediato futuro.
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