|
È in scena in questi giorni al Teatro Nuovo di Milano il musical 50 SFUMATURE, liberamente ispirato al best-seller dell'inglese E. L. James (al secolo Erika Leonard).
Lo spettacolo racconta non già la storia del romanzo ma quella storia di un gruppo di donne che, appassionatesi al libro, tentano di trasformare la loro vita sessuale. Naturalmente questo dà luogo a una serie di gag improbabili e esilaranti.
L'idea di partenza, quella della realtà romanzesca che si scontra con la vita di tutti i giorni, è buona. I momenti comici sono abbastanza divertenti e gli interpreti, alle prese con un testo che lascia loro molta libertà di espressione, sembrano divertirsi un mondo.
E, in effetti, considerato che quello che tutti conoscono di "50 sfumature di grigio" è il suo fandom, è molto azzeccata l'idea di basare lo spettacolo su quest'ultimo. Quello che lascia l'amaro in bocca di un musical come 50 SFUMATURE, però, è il suo proporsi come una parodia senza possederne - forse - i requisiti.
Le parodie più riuscite sono quelle basate su opere riuscite a loro volta. Pensiamo ad esempio a "Balle spaziali" di Mel Brooks o a "Amore e Guerra" di Woody Allen.
Questi due film ci fanno ridere perché gli autori hanno capito cosa ci è piaciuto dell'originale e sono riusciti a capovolgerlo. Cosa succederebbe se in "Guerre Stellari" sostituissimo il minaccioso Dart Fener con un tipetto gracilino con gli occhialoni? E cosa diventerebbe la scena di un duello alla Leo Tolstoj se uno dei due duellanti fosse Woody Allen? Giocando su un originale che funziona si ottiene l'effetto comico.
Il problema è che nel caso di 50 SFUMATURE l'originale non funziona affatto. Stiamo parlando, per essere schietti, di un romanzetto erotico in stile "Melissa P.".
È più raro che si riesca a tirare fuori una parodia ben riuscita basandosi su un originale che ben riuscito non è (forse qualcuno ricorda il tentativo fatto dal nostro Pino Insegno con una bonaria parodia del filone adolescenziale dal titolo "Ti stramo").
O meglio, ci si può riuscire, ma solo se la parodia viene presentata come una critica, se gli autori condannano fermamente quello che stanno parodiando.
Per fare un esempio, quello che rende riuscitissima la parodia di Maurizio Crozza del programma "Voyager", che di per sé si presenta come una sfilza di battutacce e giochi di parole, è che il comico genovese usava (purtroppo non lo fa più da qualche tempo) concludere ogni imitazione dicendo "Il mistero più grande di tutti è: come è possibile che io sia vicedirettore di RAIDUE?". Una battuta semplice ma che arriva come una fucilata: come a dire "Ragazzi, finché si scherza si scherza ma guardate che non solo esiste davvero un programma come questo ma addirittura quello che lo dirige è un personaggio importante!".
E non è solo una questione di onestà intellettuale. Parodie come questa sono qualitativamente superiori agli sfottò. Sono più coraggiose, fanno riflettere oltre a strappare qualche risata.
Questo non è il caso di 50 SFUMATURE, che ricorda piuttosto le imitazioni di "Mai dire Lunedì" dei concorrenti del "Grande Fratello", uno spettacolo più autosfottente che autoironico, che si presenta più come una buffoneria che come una parodia. Nonostante questo, è un lavoro scritto con mestiere: i dialoghi sono buoni, le musiche sono carine e, se deciderete di andarlo a vedere, potrebbe regalarvi un po' di buonumore.
50 SFUMATURE IL MUSICAL
Traduzione e adattamento: Matteo Gastaldo e Andrea Narsi
Scenografie e costumi: Matteo Piedi
Direzione musicale: Fabio Serri
Regia: Matteo Gastaldo
Con
Christian Ginepro, Loretta Grace, Giovanna D'Angi
e con
Giada D'Auria, Martina Pezzoli, Andrea Rossi, Giacomo Buccheri, Giulia Dascoli, Andrea Bratta
Videos