Un debutto milanese decisamente positivo per NON MI HAI PIU' DETTO TI AMO con un cast quasi interamente "prestato" dal teatro musicale. 1 ora e 45 minuti che passano veloci e spensierati per uno spettacolo leggero e diretto proprio come il tema che vuole trattare: la famiglia dei nostri giorni, a colpi di smartphone e "whatsappini".
La trama è di per sé semplice: una famiglia piuttosto stereotipata composta dalla mamma chioccia Serena (Lorella Cuccarini), il padre stakanovista Giulio (Gianpiero Ingrassia), la figlia svogliata Tiziana (Raffaella Camarda) e il figlio perfettino Matteo (Francesco Maria Conti) si ritrova ad affrontare una rottura dei suoi equilibri quando Serena, in seguito alla notizia di un pap-test positivo, inizia ad allontanarsi dalle sue mansioni domestiche per cercare di rifarsi una vita al di fuori del focolare. La ricerca della propria individualità porterà Serena a scontri con Giulio per le sue mancanze come marito (da qui il titolo dello spettacolo) e con il figlio Matteo che lamenta l'assenza delle cure materne. Quando Serena accetta un lavoro di diversi mesi fuori città la famiglia proverà a destreggiarsi nelle faccende domestiche con risultati disastrosi ed esilaranti; tuttavia la lontananza causerà una seria crisi di coppia instillando l'idea nei figli e nel pubblico di un'inevitabile separazione.
All'apertura sipario si notano le scene di Alessandro Chiti, degne delle migliori riviste di design d'interni e che trasmettono fin da subito quell'atmosfera di casa che tutti desideriamo. Da lì si susseguono scene di vita quotidiana in cui lo spettatore non può far altro che rispecchiarsi: in questo sta la vera forza della commedia. In Non mi hai più detto ti amo si ride per situazioni che accadono sul palco ma che inevitabilmente ci ricordano dei momenti analoghi nelle nostre case. Gabriele Pignotta scrive un testo che evidenzia il lato comico della routine familiare e lo rende magistralmente in scena. A tratti si ha come l'impressione di essere davanti a un reality show, quasi uno sguardo voyeuristico all'interno di una famiglia del 2018.
In realtà la risoluzione della trama risulta un po' sottotono rispetto al resto del testo, aggiungendosi a un secondo tempo già più lento per esigenze di copione rispetto al primo. L'ultimo colpo di scena delude, non tanto a livello di scrittura, quanto di resa. Non vi è alcuna tensione prima della rivelazione né alcuna evidente sorpresa nel suo palesarsi. Nessuna spiegazione quasi a voler dire che fosse scontato. Un peccato data la resa brillante e il ritmo incalzante sostenuti nell'arco della commedia; una piccola sbavatura che non inficia il risultato finale.
All'umorismo del quotidiano Pignotta ha voluto affiancarne uno più spicciolo, da gag, affidato al personaggio di Fabrizio Corucci, paziente ipocondriaco del dottor Giulio. La sua mimica vocale e corporea suscita facilmente l'ilarità degli spettatori ma l'esasperazione delle gag risulta troppo distante dalla verità scenica del nucleo familiare, rendendo le sue scene un semplice cameo che nulla aggiunge alla forza dello spettacolo.
Per quanto riguarda gli interpreti principali il tandem Cuccarini-Ingrassia si riconferma una coppia affiatatissima. Lontani dai loro Danny e Sandy, da lustrini e paillettes, portano in scena una relazione matura con tutte le sfaccettature che la caratterizzano.
Lorella Cuccarini si dimostra un'attrice attenta, concentrata nel trasmettere il cambiamento repentino di Serena, il tutto con la delicatezza e l'eleganza che la contraddistingue da sempre. La sua provenienza dal mondo della danza dà al suo personaggio delle movenze a tratti artificiose ma si tratta comunque della prima esperienza in una commedia teatrale.
D'altra parte se la Cuccarini ha il compito di trattare il lato più umano della vicenda Ingrassia è di sicuro il maestro di cerimonie della commedia: nonostante sia il personaggio "negativo" per la sua negligenza come marito e genitore, è lui che comanda i giochi e il ritmo della scena; la sua interpretazione è integra e serrata, sia nel duo comico con Corucci che nelle vesti di genitore/marito; non sbaglia un colpo, alternando momenti di riso a scene commoventi. Chapeau!
Ottima la performance dei due giovani Raffaella Camarda e Francesco Maria Conti che riescono a tenere testa ai colleghi più esperti risultando davvero credibili. La prima carbura mano a mano insieme al proprio personaggio (da capire se per scelte registiche o se inizialmente emozionata per la prima milanese) ma riesce comunque a suscitare empatia nel secondo tempo, nella risvegliata maturità del suo personaggio. Conti allo stesso modo fa il suo dovere senza pecche, dando al suo Matteo una spavalderia di facciata tipica dei ventenni.
Ad accompagnare le scene le musiche di Giovanni Caccamo, a volte come semplice intervallo nei cambi scena, a volte usate per evidenziare lo stato emotivo dei personaggi. Merita una nota di lode la performance live di Caccamo alla prima milanese. Ha sicuramente dato un tocco in più ad uno spettacolo di per sé gradevole, leggero e ben curato.
SCRITTO E DIRETTO DA GABRIELE PIGNOTTA
CON LORELLA CUCCARINI, Giampiero Ingrassia
E CON RAFFAELLA CAMARDA, FRANCESCO Maria Conti E Fabrizio Corucci
MUSICHE GIOVANNI CACCAMO
SCENE ALESSANDRO CHITI
COSTUMI SILVIA FRATTOLILLO
LIGHT DESIGNER UMILE VAINIERI
SOUND DESIGNER LUCA FINOTTI
PRODUZIONE MILLELUCI ENTERTAINMENT
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