Molto spesso noi miseri e incompresi amanti del musical ci lamentiamo di non riuscire a volare fino a Londra o a New York per assistere alle grandi produzioni, a causa di mancanza di tempo e di denaro. Quest'anno però il Ravenna Festival, giunto alla sua diciannovesima edizione, ha deciso di fare un regalo agli appassionati del genere, portando sul palco del Teatro Alighieri la compagnia inglese Opera North.
Il titolo in questione è KISS ME, KATE (1948), forse la miglior commedia mai musicata da Cole Porter, con testo di Samuel e Bella Spewack.
Tramite l'espediente del teatro nel teatro, la vicenda narra di una compagnia alle prese con la messa in scena in versione musical dell'opera di Shakespeare "La bisbetica domata". Gli equivoci, le incomprensioni e le liti amorose tra i due ex coniugi Lilli Vanessi (Stephanie Corley) e Fred Graham (Quirijn de Lang) vengono trasportati sul palcoscenico, dove dietro ai rispettivi personaggi shakespeariani, Katharine e Petruchio, si nascondono i sentimenti dei loro interpreti.
Non si tratta certo di una storia complessa e densa di chissà quali simbolismi o metafore, ma il puro e semplice entertainment non va affatto sottovalutato; specialmente quando proposto con tale passione e, soprattutto, talento.
Difficile se non impossibile individuare qualche pecca nell'allestimento di Opera North: gli artisti, la maggior parte dei quali molto giovani, cantano in maniera ineccepibile, ballano e si muovono nello spazio senza alcuna esitazione, come fossero nati e cresciuti sul palcoscenico (ipotesi probabilmente non troppo distante dalla realtà dei fatti).
Le coreografie di Will Tuckett spaziano tra vari generi, dallo swing al valzer fino ad uno strepitoso assolo di tip tap (consiglio a tutti la visione del numero su Youtube, per chi non ha avuto o non avrà la fortuna di assistervi a teatro).
La recitazione non è da meno: inglese ben scandito (indispensabili per noi italiani i sovratitoli, benché a volte questi non permettano la comprensione di acuti giochi di parole), grande espressività e versatilità; il passaggio dalla vita dietro le quinte alla messa in scena della "Bisbetica" è spesso scandito da una "finta" pessima recitazione e intonazione delle battute.
Le scenografie di Colin Richmond sono altrettanto strabilianti, con arredi a ruote che permettono cambi di scena a vista molto agili. Una menzione particolare va però alle enormi quinte che dividono orizzontalmente lo spazio del palcoscenico; il proscenio diventa un suggestivo backstage dal quale, al di là delle quinte, vediamo scorgere ciò che sta avvenendo durante la rappresentazione shakespeariana. Per non parlare poi del "doppio sipario": quello vero, del teatro ravennate, e quello fittizio della compagnia di Fred e Lilli. Espedienti geniali per mostrare al pubblico la magia del teatro nel teatro, spesso sfruttato invece in maniera banale.
Last but not least, l'Arte di Cole Porter. "Kiss Me, Kate" costituisce per il compositore americano un riscatto dopo un brutto incidente a cavallo che gli ha provocato gravi sofferenze fisiche e un lento declino artistico. Porter propone qui una combinazione di diversi generi, allontanandosi così dall'idea di musical come erede dell'operetta, che lui stesso poco sopportava. Sebbene in "Kiss Me, Kate" non ne manchi il riferimento (la messa in scena della "Bisbetica" si basa molto su un canto e una composizione prevalentemente operistica e dal sapore italiano), Cole Porter può sbizzarrirsi con brani più popolari, cantabili e brillanti.
A caratterizzare l'opera è anche l'indissolubilità di libretto e musica. Il compositore si diverte tantissimo a giocare coi testi shakespeariani, mantenendosi a volte fedele all'originale, a volte storpiando termini affinché rimino con altri, o ancora attribuendo frasi di un personaggio ad un altro mescolando così i veri intenti del "Bard of Stratford on Avon".
Cole Porter dimostra così di non essere solo uno scrittore di canzoni famosissime, ma un artista completo che unisce cultura e linguaggio popolare.
Lo spettacolo in sé, per quanto possa essere considerato "leggero", risulta spiritoso quanto raffinato, gli equivoci e le gelosie sono trattate sempre con grande buon senso e rende necessario un minimo di conoscenza su shakespeariana affinché si possano cogliere tutte le sfumature ironiche dell'esilarante numero dei due gangster (personaggi sempre presenti nei musical anni '40-'50) "Brush up your Shakespeare", interpretati qui da Joseph Shovelton e John Savournin.
Popolare ma colto, licenzioso ma mai volgare, a tratti geniale.
L'allestimento di Opera North per la regia di Jo Davies dà il suo contributo a quello che definirei il capolavoro di Cole Porter grazie ad una compagnia di artisti talentuosissimi e soprattutto appassionati, a partire dal direttore della magnifica orchestra (James Holmes) che ride a tutte le battute (ma non le saprà oramai a memoria?) e mette pancia e cuore nel movimento della sua bacchetta.
Un incanto per gli occhi, le orecchie e il cuore, ché il musical tradizionale è sì intrattenimento, lustrini e paillettes, ma uniti questi ad una musica trascinante e ad un testo intelligente si può giungere a Vera Bellezza.
Opera North
Kiss Me, Kate
commedia musicale in due atti
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