TORNA DOPO 20 ANNI LO SPETTACOLO DEDICATO AL MITO DI RAFFAELLA CARRA' IN SCENA FINO AL 26 NOVEMBRE
Fiesta è il titolo perfetto per ritornare a teatro. Ormai ogni articolo, ogni recensione che parla di uno spettacolo teatrale non può fare a meno di parlare della gioia di artisti e pubblico di essere di nuovo tutti insieme in una sala colma dopo un periodo così terribile e storicamente unico. Ma non ci stanchiamo di ribadirlo perché ogni spettacolo, drammatico o comico che sia, ci fa respirare un'aria così intrisa di cultura e di condivisione che non può che fare bene all'anima. E anche uno spettacolo pseudo-leggero come Fiesta, soprattutto in questi terribili giorni in cui il Senato italiano ha dato una dimostrazione di totale inciviltà, diventa la rappresentazione di una cultura che siamo stanchi di vedere schiacciata e derisa.
Fabio Canino
E su tutta la serata, sia nei momenti più divertenti (praticamente tutta la durata) sia nei discorsi e nei saluti finali, aleggia sempre Lei, Raffaella Carrà, che per quei diritti si è battuta tutta la sua vita e ci ha più volte messo in gioco la sua carriera scontrandosi continuamente contro bigottismo e falso perbenismo. Lo ha fatto costantemente con una classe ed una intelligenza così disarmanti che l'hanno vista sempre vincitrice.
VENTESIMO ANNIVERSARIO DALLA PRIMA MESSA IN SCENA
La trama è nota a tutti, non è la prima volta che questo spettacolo va in scena: la prima rappresentazione risale al 2001 e questo revival era previsto già da prima della scomparsa della regina della televisione italiana, per cui nessuna speculazione sulla sua dipartita.
4 amici si ritrovano come ogni anno il 18 giugno, giorno del compleanno della Raffa nazionale per festeggiarla in musica e confessioni. Questo Boys in the band versione nostrana ripercorre tutti gli stereotipi dei gay e del loro life style con una auto derisione che non è mai volgare ma ricca di una sincerità e semplicità che dietro la risata non cade mai nel banale e nello scontato, pur essendo banale e scontato. La regia di Piero De Blasio riesce a rappresentare questi luoghi comuni che fanno tanta paura a certi personaggi della politica italiana, con una spontaneità che non lascia spazio alla malignità.
I quattro amici si prendono in giro, si accapigliano, si confessano, si "sfottono" con una naturalezza che non è altro che la rappresentazione di una delle tante sfaccettature dell'essere umano così com'è, senza veli e senza trucchi. Ognuno di loro rappresenta un diverso tipo di omosessuale proprio a dimostrare che la natura umana si diverte a fare diversi dosaggi in ognuno di noi proprio per renderci ognuno differente dall'altro e questo fa la ricchezza del mondo stesso. L'imprevisto arrivo di un amico eterosessuale molto prestante, porterà sconvolgimento nell' instabile equilibrio di queste amicizie intrecciate che, anche se a volte sfociano nell'isterismo, sono sincere e passionali. Non mancano applauditissimi riferimenti pesantemente ironici sulla Meloni e Pillon, chiamati in causa per le loro ossessive fobie.
AL PUBBLICO LA SCELTA DEL FINALE
Prima del finale, anzi dei "finali", Fabio Canino, storico e perfetto interprete nonché coautore di questa pièce, blocca la scena e si intrattiene con gli spettatori ai quali fa scegliere quale di tre possibili finali vorrebbero vedere rappresentato. La sua istintiva comicità conquista il pubblico che partecipa attivamente e risponde alle sue provocazioni che in questa particolare serata si fanno anche molto serie per ciò che è avvenuto in questi giorni in Parlamento.
Oltre a Fabio Canino, l'affiatato cast comprende Diego Longobardi nel ruolo dell'infermiere palestrato, Sandro Stefanini il fedele truccatore delle dive, Simone Veltroni l'indeciso bisessuale e Antonio Fiore, il poliziotto etero al 150%, ognuno a difendere con passione il proprio personaggio con le sue paure, le sue manie, le sue fobie. L'emozione in qualche occasione ha fatto perdere quella schiettezza indispensabile ad un testo che si basa sul continuo incatenarsi di battute a raffica e in qualche momento questo ha fatto perdere la fluidità di alcune scene, come se mancasse un sufficiente rodaggio tra i 5 interpreti. Sicuramente lo acquisteranno con il susseguirsi delle rappresentazioni. L'intero spettacolo è ovviamente corredato da piccoli interventi coreografici in pieno stile Carrà (coreografie ispirate a quelle originali di Gino Landi, qui rielaborate da Cristina Arrò) e risuona la sua inconfondibile voce in spezzoni dei suoi brani più celebri. Non potevano mancare, qua e la nel testo, alcune sue battute storiche divenute ormai di uso comune tanto grande era la sua popolarità.
Fiesta è uno spettacolo estremamente divertente che gioca sui cliché dell'omosessualità frantumandoli per farli diventare un semplice aspetto della vita di tutti i giorni. Ce ne fossero di spettacoli come questo, leggeri ma non stupidi. E anche se unica e inimitabile, ce ne fossero di "Raffaelle" Carrà che sin da epoche di censura e oscurantismo non si era mai fatta schiacciare nelle sue convinzioni. Le sue canzoni non sono mai stati dei capolavori ma come dice Luca, il personaggio interpretato da Canino, "se sono triste, se ho avuto una brutta giornata, se ho un problema, metto le canzoni di Raffaella e tutto sembra passare". E sappiamo bene che questo era il suo scopo principale, quello di far stare bene le persone, con umiltà, bontà e sincerità. E questo spettacolo ne coglie in pieno quello spirito.
Produzione OTI - Officine del Teatro Italiano
presentano
FIESTA
Scritto da
ROBERTO BIONDI, FABIO CANINO, PAOLO LANFREDINI
regia
Piero di Blasio
costumi MARIA SABATO
scene GIACOMO CELENTANO
movimenti coreografici CRISTINA ARRÒ (Ispirati alle coreografie originali di Gino Landi)
cast
FABIO CANINO - Luca
DIEGO LONGOBARDI - Renato SANDRO STEFANINI- Ivano
SIMONE VELTRONI - Giuseppe ANTONIO FIORE - Massimo
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