Quando si parla di A CHORUS LINE ci troviamo di fronte a un mostro sacro del teatro musicale: vincitore di numerosi Tony al suo debutto nel 1975 e per anni il musical più longevo di Broadway finché non fu superato da Cats; ancora oggi i più appassionati al solo sentire ...five six seven eight abbozzano le coreografie firmate da Michael Bennett e la colonna sonora e monologhi sono oggetto di studio in tutte le accademie del mondo. Come tutti i mostri sacri, A chorus line è figlio del suo tempo e nello scegliere di ripresentarlo si possono adottare due strategie: o mantenerlo immutato rispetto all'originale, considerandolo come intoccabile repertorio, o riadattarlo al pubblico del 2019, poco attento se non stimolato adeguatamente (soprattutto per 2 ore senza intervallo!)... un'impresa non facile. La versione della Stage Entertainment al Teatro Nazionale di Milano è un mix dei due approcci: rimane fedele alla versione del ma strizzando l'occhio alle esigenze di un'audience moderna.
Per chi non conoscesse questo celeberrimo musical, A chorus line tratta di un gruppo di danzatori intenti a partecipare ad un'audizione per ballerini di fila ("line" appunto) per uno spettacolo di Broadway. Una volta passata la prima scrematura, il regista/coreografo dello spettacolo chiede ai rimasti di raccontare la propria storia e di mettere a nudo la propria anima. Personaggio dopo personaggio si apprende quanta fatica, sacrificio e sofferenza ci sia dietro la vita di un ballerino, distruggendo quel velo di maya che lo fa apparire come luminoso e incrollabile sul palcoscenico.
La forza dello spettacolo sta proprio nella continua dualità tra estetica, legata alla parte coreografica, e verità, legata ai testi e ai dialoghi. A chorus line non ha fronzoli, costumi appariscenti o effetti speciali, non ne ha bisogno; è la bravura cast e la sua autenticità il vero moto dello spettacolo; anche la scena è nuda, solo un palco vuoto e degli specchi, volti sì a creare effetti visivi accattivanti ma studiati per unire i riflessi di pubblico e attori in una forma di umanità condivisa.
La versione di Chiara Noschese risulta più spettacolarizzata rispetto all'originale, scegliendo una linea recitativa leggermente al di sopra delle righe e aggiungendo dei movimenti scenografici abbinati a giochi di luce per avvicinarsi al gusto del pubblico odierno, tuttavia si parla di cambiamenti talmente superficiali da non stravolgerne la struttura e a volte minando la verità di alcuni monologhi, tanto valeva mantenere l'allestimento originale come è stato fatto per le epiche coreografie riproposte fedelmente da Fabrizio Angelini.
A proposito dei giovani attori in scena, il cast creativo ha saputo selezionare un gruppo equilibrato e talentuoso, sebbene alcuni non ricordino esattamente il tipo di fisicità di un ballerino di fila di Broadway . Meritano delle menzioni speciali l'impeccabile voce di Gea Andreotti (una gioia per le orecchie), il carisma istrionico di Andrea Spata, la scapigliata naturalezza dell'esordiente Yuri Pascal Langer e la matura intensità di Floriana Monici. In generale un cast energico ma ancora con qualche sbavatura qua e là sia sul lato attoriale che danzereccio, tuttavia sono certo che più si andrà avanti con le repliche, più ognuno avrà modo di lavorare a fondo il proprio personaggio e perfezionarsi, i presupposti ci sono tutti!
Ciò che ha fatto storcere un po' il naso sono il Disegno Luci, impreciso e lacunoso (soprattutto nei numeri corali non mette in evidenza i solisti, obbligando lo spettatore a cercare chi stia muovendo la bocca) e i Costumi poco curati o da coordinare con il disegno luci (palese nel numero One in cui a dei completi argento-paillettati vengono abbinate delle luci dorate, avendo l'effetto di due scene separate anziché un trionfale finale)
Nonostante qualche approssimazione A chorus line al Teatro Nazionale è uno spettacolo imperdibile per gli appassionati e assolutamente godibile per il pubblico più generico, se disposto a farsi intrattenere da un musical che seppur datato offre ancora picchi drammaturgici d'eccellenza. Resterà in scena fino al 14 aprile, il consiglio è di affrettarsi a prendere i biglietti!
Originariamente Ideato, Diretto e Coreografato da: Michael Bennett
Testo: James Kirkwood e Nicholas Dante
Musica: Marvin Hamlisch / Liriche: Edward Kleban
Co-coreografie: Bob Avian
REGIA, TRADUZIONE E ADATTAMENTO Chiara Noschese
COREOGRAFIE ORIGINALI DI Michael Bennett riprodotte da Fabrizio Angelini
DIREZIONE MUSICALE Andrea Calandrini
ASSISTENZA ALLA REGIA Nadia Scherani
SCENE Lele Moreschi
DISEGNO FONICO Armando Vertullo
DISEGNO LUCI Francesco Vignati
DIREZIONE TECNICA Lorenzo Telò
CON
ZACH - SALVATORE PALOMBI
LARRY - FEDERICO COLONNELLI
AL - GIUSEPPE VERZICCO
BOBBY - Giorgio Camandona
DON - SAMUELE CAVALLO
GREG - GIULIO BENVENUTI
MARK - YURI PASCALE LANGER
MIKE - ANDREA SPATA
PAUL - RICCARDO SINISI
RICHIE -PIERLUIGI LIMA
BEBE - GIULIA GEROLA
CASSIE- ROBERTA MIOLLA
CONNIE - CLAUDIAMANGINI
DIANA - CHIARA DI LORETO
JUDY- MARGHERITA TOSO
KRISTINE - SERENA OLMI
MAGGIE - GEA ANDREOTTI
SHEILA - FLORIANA MONICI
VAL - MARTINA LUNGHI
VICKI -FEDERICA BASSO
TRICIA - IVANA MANNONE
LOIS - NOEMI MARTA NAZZECONE
FRANK -ANGELO DI FIGLIA
ROY- ILARIO CASTAGNOLA
BUTCH - GIUSEPPE GALIZIA
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