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BWW Interviews: 'CIAO AMORE CIAO' - Luca Notari, Stefania Fratepietro, Piero di Blasio, Emiliano Begni

By: Mar. 03, 2013
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Nell'attesa del debutto - previsto per il 5 Marzo al Teatro Greco di Roma - della riedizione di CIAO AMORE CIAO - Tenco e Dalida tra musica e amore, lo spettacolo scritto e diretto da Piero di Blasio da un'idea di Luca Notari e Stefania Fratepietro, vi proponiamo quattro interviste esclusive ai due protagonisti, all'autore/regista e all'arrangiatore delle musiche Emiliano Begni.

Luca Notari (Luigi Tenco)

D: Cominciamo con le presentazioni: chi è Luca Notari? E chi è, invece, Luigi Tenco?

R: Chi è Luca Notari? È un problema capirlo: ogni giorno uno si scopre piano piano quindi dirti chi sono in realtà sarebbe limitativo. Luca Notari è un attore/cantate, innamorato di quello che fa, appassionato di musica e amante dell'arte in tutte le sue forme. Luigi era un compostiore geniale, non oserei mai fare un paragone tra me e lui. Sicuramente tutto quello che ha scritto e che ci ha lasciato, mi ha formato. È un personaggio controverso, particolare, con molti lati 'oscuri' per noi che lo abbiamo ascoltato, ma magari nella sua vita era una persona comune come me... ecco, forse da questo punto di vista abbiamo molto simili! (ride, ndr.)

D: Come ci si approccia ad un personaggio così controverso la cui fine è ancora avvolta nel mistero? Quali sono le difficoltà, se ce ne sono?

R: L'approccio che abbiamo deciso di dare - insieme a Stefania e Piero - è quello di non farne una copia, non emulare Tenco e Dalidà ma semplicemente ricordarli. Quindi l'approccio è quello di Luca Notari che legge Tenco, Luca Notari che canta Tenco... anché perché siamo molto diversi sia fisicamente che vocalmente e non è possibile cantare come lui. Sarebbe un "voler imitare" che non mi interessa e non ci appartiene.

È stato semplice perché, ti ripeto, Tenco ha sempre fatto parte della mia vita: l'ho ascoltato, l'ho amato e l'ho cantato quindi me lo sento nella pelle... indubbiamente l'approccio è sempre un po' particolare quando affronti dei miti così grandi. È un personaggio talmente misterioso e quasi intoccabile che ti spaventa un po'.

D: Se, nell'ipotesi più assurda, dovessi ritrovarti vis-à-vis con Tenco, cosa gli chiederesti?

R: Questa è bella! Sicuramente non farei delle domande banali legate a quella che potrebbe essere stata la sua sorte.

Io dico sempre che quando uno canta, scrive o interpreta deve sentire l'esigenza di comunicare qualcosa... altrimenti non avrebbe senso! Se ce l'avessi davanti, gli potrei chiedere qual è stata quell'esigenza che lo ha spinto a scrivere quelle melodie, quelle parole...

D: Lo spettacolo, che potremmo definire un juke-box musical all'italiana, ripercorre la "tragica" storia di Tenco attraverso le sue canzoni più famose: qual è il brano a cui ti senti più affezionato?

R: Ti direi "Vedrai, vedrai". È una canzone molto intima che io sento particolarmente perché è stata scritta per la madre: è una dichiarazione d'amore nei confronti di questa donna ma anche del mestiere che ha scelto di fare. Lui le dice: "Vedrai, vedrai che cambierà... forse non sarà domani, ma un bel giorno cambierà." È un po' quello che chi fa questo mestiere ha detto ai propri familiari. Mi sento molto legato a questa però c'è una canzone meravigliosa intitolata "Lontano, lontano" che lancia messaggio d'amore positivo pur prendendo coscienza di un fallimento. È una canzone molto forte.

D: CIAO AMORE CIAO è un musical 'a coppia': che ruolo gioca, in questo caso, la complicità con il partner di scena? Come ti sei interfacciato con Stefania?

Io Stefania la detesto (ride, ndr.) perché è talmente brava che è semplice lavorare con lei. Il nostro affiatamento è dovuto a tanti anni di conoscenza, di spettacoli fatti insieme... all'amicizia molto forte che ci lega anche nel privato. A volte però, per la confidenza che c'è tra di noi, eccediamo nel dirci le cose e rischiamo di non capirci... ma questo accade molto raramente, per fortuna!

D: Un saluto ai nostri lettori!

R: Intanto, grazie a te per il lavoro che fai che è fondamentale per noi e grazie ai lettori di BroadwayWorld.com - Italy, che so essere numerosi. Venite al Teatro Greco, dal 5 al 10 Marzo, a vedere CIAO AMORE CIAO perché è uno spettacolo fatto con il cuore e con la massima semplicità in cui le emozioni sono quelle vere, dirette!

Stefania Fratepietro (Dalida)

D: Grease, Hello, Dolly!, Promesse Promesse, Fame, Cats, Salvatore Giuliano, E non finisce mica il cielo... e ora di nuovo CIAO AMORE CIAO: quale esperienza ti è rimasta nel cuore e a quale personaggio ti senti più 'affine'?

R: Oddio, non ce n'è una ovviamente. Tutti quanti mi hanno lasciato qualcosa. Innanzitutto ho avuto la fortuna in tutti questi anni di lavorare con grandi compagnie, con grandi registi che mi hanno affidato dei ruoli bellissimi che per diversi aspetti mi hanno lasciato un segno profondo. Perciò non c'è n'è uno: da Beatrice nella DIVINA COMMEDIA, a TOSCA per la regia di Luigi Magni, Mimì in RENT, ma anche FAME, l'esperienza bellissima di CATS con la Rancia, in Corea con Morricone... insomma, sono talmente tante che è impossibile sceglierne una!

D: E un personaggio che, invece, vorresti interpretare?

R: Tanti. Uno dei miei musical preferiti è LES MISERABLES e quindi mi piacerebbe interpretare uno dei personaggi femminili... ormai per età potrei solo fare Fantine! (ride, ndr.) Oppure, essendo una fan di Barbra Streisand, sarebbe bellissimo portare a teatro YENTL, film diretto e interpretato da lei che racconta di una ragazza ebrea che si finge maschio per poter studiare. Ma, insomma, di ruoli femminili ce ne sono parecchi!

D: Adesso rivesti i panni di Dalida: anche lei, come Tenco, personaggio molto controverso e morto suicida. Quali differenze tra lei e Stefania?

R: Io sono talmente innamorata e ho un rispetto così grande della vita che non penso che arriverei mai a soluzioni così drastiche e spero anche che la vita non mi dia motivo di disperarmi così tanto da risultare perdente. La cosa che mi ha fatto riflettere in Dalida, ma che riscontro in moltissimi personaggi di questo secolo come Marylin Monroe o la stessa Whitney Houston - morte per cause accidentali volute o non volute, questo non si sa - è la sua fragilità. Dalida aveva bellezza, fama, talento ma ogni cosa ha il risvolto della medaglia. Lei non è riuscita a trovare la stessa serenità nella vita privata, era una donna che aveva "tutto" ma che desiderava forse la semplicità di una relazione tranquilla... sfortunatamente il suo 'divismo' l'ha allontanata da tutto questo: ha avuto storie d'amore complicate con uomini molto problematici, non è riuscita a sopportare tale dolore e anche lei, dopo vari tentativi, si è tolta la vita.

D: Qual è il momento di CIAO AMORE CIAO a cui sei più legata e che non vedi l'ora di rivivere ogni sera sul palco? Perché?

R: Il momento a cui io sono più legata è il blocco centrale dello spettacolo in cui si snoda tutta la vicenda, praticamente. Dopo la prima fase, quella dell'incontro, dell'innamoramento, mentre il pubblico si aspetta la realizzazione dell'amore... inizia lì a sgretolarsi. È il momento in cui lui le dice di essersi innamorato di un'altra. È il momento della sconfitta, dell'abbandono, della delusione. E è senz'altro il momento che mi tocca di più in assoluto.

D: Con solo due personaggi in scena, diventa più difficile 'gestire' il palco. Che ruolo gioca, in questo caso, la complicità con il partner di scena? Come ti sei interfacciata con Luca?

Io e Luca siamo molto amici nella vita ma abbiamo anche una reciproca stima professionale. È tutta una questione di sintonia, di empatia che ci lega sia in questo che in altri spettacoli che abbiamo avuto la fortuna di fare insieme. Quindi è molto semplice quando tu hai un compagno a cui ti puoi affidare. Oltretutto non siamo completamente soli: sul palco con noi ci sono due musicisti bravissimi e la musica dal vivo è la nostra coperta, è la nostra compagna e non ci fa sentire questo 'vuoto'.

D: Un motivo per venire a vedere CIAO AMORE CIAO.

Perché venire a vedere questo spettacolo? Perché ha due componenti: da un lato ha il linguaggio del musical theatre ma, dall'altro, ha un sapore tutto italiano. Poi, e con questo concludo, perché è uno spettacolo che piace a tutti: sia a chi quegli anni li ha vissuti e che ricorda le canzoni del Sanremo '67 sia ai più giovani che magari non conoscono Tenco e che ne rimangono stupiti. CIAO AMORE CIAO commuove, perché una storia d'amore universale che tocca tutti quanti, ma diverte anche, perché il tutto è trattato con molta freschezza e ironia... perciò non mancate! Vi aspettiamo!!

Piero di Blasio (Autore e regista)

D: Piero autore, Piero regista e Piero performer: sei un artista a 360 gradi! Se proprio dovessi scegliere una delle tre strade, quale sceglieresti e perché?

R: Sempre e comunque in scena! Performer. Anzi, attore. La prima parola è attore. Performer perché mi 'tocca' fare musical! Mi piace, mi diverte poter giocare con le tre discipline. Certo, la danza non diverte i ballerini quando io ballo... quindi, diciamo così, più attore/cantante però si, assolutamente in scena in tutta la vita!

D: Qui ti ritroviamo in veste di regista e autore. Parliamo un po' della genesi di questo spettacolo che io non ho ancora visto, ma che è stato da molti definito un "gioiellino": come nasce CIAO AMORE CIAO?

R: CIAO AMORE CIAO nasce per un caso fortuito. Eravamo in prova con SALVATORE GIULIANO, il musical di Dino Scuderi, e Luca Notari mi dice: "Ho uno spazio al Teatro Greco per 20 giorni e non so che spettacolo fare. Siamo io e Stefania, perché non fare qualcosa su una coppia famosa?"... al che rispondo: "Ma che ne so, fate Adamo ed Eva!" poi Luca mi fa: "Possiamo fare qualcosa su Tenco e Dalidà?" e io: "Ma si, beh, proviamoci" e lui: "SCRIVI!"

L'indomani gli presento l'idea e mi dice: "Perfetta, sviluppala". Ho visto 15 ore di filmati, ho sentito tutta la discografia di Tenco, ho letto due libri e scritto il copione. È stato un po' un flusso di coscienza alla James Joyce: in due giorni ho individuato le musiche e poi è andato tutto dritto. Mi son messo al computer, ho scritto di getto e quattro giorni dopo l'opera era già alla stesura finale, salvo qualche correzione qua e la fatta in corso d'opera ma niente di che...

D: La storia di Tenco e Dalida è molto "oscura", per così dire, nel senso che alcuni risvolti sono ancora oggi discussi e misteriosi. Quale chiave di lettura è stata data a questa vicenda?

R: Io ho raccontato una storia d'amore. Non ho voluto raccontare come è morto Tenco, se omicidio o suicidio... non mi interessa. A me interessa raccontare una storia d'amore che può essere quella di qualsiasi persona che vede lo spettacolo: che si chiamino Luigi e Dalidà che si chiamino Bruno e Gioia per me è uguale! Ho usato la loro storia perché è conosciuta perché quella musica è intrisa della loro vita. Non mi interessava parlare di altre cose, volevo soltato raccontare il loro incontro, il loro amore, i loro affetti, le loro difficoltà nell'essere coppia. Lei aveva un marito, lui era un uomo di protesta, aveva tante donne e le case discografiche - dal canto loro - non permettevano di far sapere troppe cose dei loro artisti per non contrariare il pubblico... insomma, mi interessava anche sviscerare questo bel backround storico.

D: Diciamo che hai voluto porre delle domande, senza dare delle risposte.

R: Pone delle domande, si è vero: io non ho voluto giudicare, quindi tutto è lasciato alla libera interpretazione. Però una risposta te la dà. Ti dice che l'amore, a prescindere da quello che succede, muove il mondo e l'amore nella musica è sei volte più forte dal momento che la musica 'amplifica' ogni sentimento. Perché nel musical si canta? Perché il sentimento è talmente intenso che si riversa nella musica. Io ho dato una connotazione prettamente musicale - nel senso di musical theatre - a CIAO AMORE CIAO perché non è soltato una storia dove ogni tanto si cantano delle canzoni ma le canzoni portano avanti la storia.

D: CIAO AMORE CIAO racconta qualcosa di italiano, avvalendosi di musiche italiane. Riappropriarsi del proprio patrimonio culturale: che valore pensi possa avere in contesto come il nostro, in cui si tende ad una certa esterofilia?

R: Fondamentale. Certo, te lo dice uno che sta facendo SHREK in questo momento quindi un minimo di controsenso c'è (ride, ndr). Noi abbiamo una grande cultura, siamo la culla della civiltà dopo la Mesopotamia. Ci possono raccontare che sono più bravi in altre cose, è vero! Ma il melodramma è nostro, l'opera è nostra, la commedia è nata in Europa... l'America ha solo imparato e fatto meglio. Non deve insegnarci nulla se non come gestire questo patrimonio artistico e culturale. Poi, per carità, il musical è un loro linguaggio: hanno mescolato melodramma, vaudeville e altre cose e da questo mash-up è venuto fuori il musical. Ma la commedia musicale è nostra. Quindi, recuperiamo quello che già abbiamo: recuperiamo le musiche, recuperiamo gli autori, recuperiamo i performer e facciamoli vivere in Italia. Perchè si può!

D: Quale futuro per CIAO AMORE CIAO? È previsto un tour? Lo riprenderete anche il prossimo anno...?

R: Il mio sogno, che poi è anche il sogno dei miei colleghi e compagni d'avventura, è quello di poter dire un giorno: "Andiamo a vedere CIAO AMORE CIAO? Lo fa quella compagnia lì, dai andiamo!". Sarebbe un po' una vittoria: lasciare qualcosa che poi gli altri reinterpretano vuol dire che non sei mai morto realmente. Per adesso, CIAO AMORE CIAO ha queste date a Roma, delle altre in Lombardia, in Liguria, a Napoli e poi speriamo, visto che in questi giorni si chiudono i cartelloni per la prossima stagione, di avere uno spazio in alcuni teatri abbastanza importanti in grandi città quindi... incrociamo le dita!

D: Un saluto ai nostri lettori!

R: Venite a vedere lo spettacolo o vi spezzo le gambe! (ride, ndr) A parte gli scherzi, venite a vedere CIAO AMORE CIAO al Teatro Greco fino al 10 Marzo. Un saluto a tutti i lettori di BroadwayWorld.com - Italy! Grazie a tutti e, soprattutto, grazie Nino per l'intervista!

Emiliano Begni (Arrangiamenti, pianoforte)

D: Luigi Tenco è forse uno dei più grandi, se non il più grande, cantautore che l'Italia possa vantare e utilizzare le sue canzoni per un musical - in cui è richiesta una certa 'omogeneità' dal punto di vista musicale - è una sfida impegnativa. Come ti sei approcciato alla sua musica in fase di arrangiamento?

R: Abbiamo cercato di ridurre il tutto all'osso - abbiamo solo un pianoforte, il sottoscritto, e un contrabbasso, Ermanno Dodaro - in modo da restituire alla musica la sua stessa essenza primaria, quasi primordiale, senza orpelli, in una dimensione 'da camera'. L'omogeneità è stata facilitata da una ricerca di Tenco nelle armonie quasi-jazzistiche di cui lui era grande conoscitore. Molto spesso, infatti, i giri armonici ricordano qualche vecchio standard americano. Il collante, dunque, che uniforma il tutto è il 'piccolo,' il cuore di un jazz trasportato nell'Italia degli anni '60.

D: Che ruolo gioca la musica dal vivo in una produzione di questo genere?

R: In uno spettacolo del genere la musica dal vivo fa la differenza. Qui, anzi, il bello è proprio questo continuo sovrapporsi fra le registrazioni originali del Sanremo del '67, che fanno un po' da trait d'union per la storia, e i brani suonati e cantati dal vivo. Il che rende tutto più "vero", così come dovrebbe essere... nel senso che è un po' una forzatura quella che si fa laddove troviamo un musical con basi pre-registrate. La musica dal vivo è indubbiamente un valore aggiunto senza il quale la resa sarebbe molto diversa. E inferiore, direi.

D: Parliamo di Tenco, parliamo di musica cantautorale: cosa la contraddistingue dalla musica "pop" in senso stretto? È possibile identificare un discrimine tra le due cose?

R: Bisognerebbe andare un po' indietro nel tempo, nel senso che oggi non c'è una distinzione così netta. Il periodo dei grandi cantautori è cominciato in quell'epoca con Modugno, Tenco, Piero Ciampi, Lucio Dalla, Baglioni, Venditti, De Andrè e così via... il fervore che nasceva in quei centri - c'era la scuola di Genova, la scuola di Napoli, la scuola di Roma - si trasformava in musica popolare, vera, che arrivava 'dalla porta accanto' e che proprio grazie alla sua bellezza e ai testi di un certo peso riusciva ad allargarsi e ad arrivare a più persone possibili. Oggi i cantautori li contiamo sulle dita di una mano e la produzione musicale è sempre più 'pop' in senso stretto: nella maggior parte dei casi si fa eco a cose già esistenti, già sentite... si punta al successo assicurato. Non dico che la musica cantautorale non sia popolare, ma è musica di un certo livello. Credo che la discriminante stia proprio nella qualità di ciò che si fa: bastano anche solo due accordi e tre parole, ma se dici qualcosa di 'vero' e metti gli accordi nel punto giusto con una melodia dall'impalcatura perfetta allora hai ottenuto un risultato!

D: CIAO AMORE CIAO, abbiamo detto, racconta la "tragica" storia di Tenco e Dalida avvalendosi delle loro canzoni più famose: come è avvenuta la scelta dei brani?

R: La scaletta dei brani è stata inizialmente proposta da Piero dopo un'attenta ricerca nel repertorio di Tenco. Non mancano le più famose "Vedrai, vedrai" o "Lontano, lontano" però abbiamo cercato di prendere anche delle piccole chicche - come "Brava ragazza" oppure "Ho capito che ti amo" - che servono si a riportare in superficie un Tenco che non tutti conoscono ma anche, nel nostro caso specifico, a portare avanti la storia. Il fatto che Tenco abbia giocato molto bene con il testo, parlando sempre in maniera molto diretta e senza usare giri di parole, ci ha fornito la chiave per poter utilizzare le sue canzoni come strumento per la narrazione.

D: Un saluto per BroadwayWorld.com - Italy!

R: Vi aspettiamo dal 5 al 10 Marzo qui a Roma, al Teatro Greco in una nuova versione di CIAO AMORE CIAO! Non mancate!!



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