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Interview: Sofia Caselli – SWEET CHARITY

By: Feb. 11, 2019
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Interview:  Sofia Caselli – SWEET CHARITY  ImageTerzo appuntamento con i vincitori dei BroadwayWorld Italy Awards, oggi con la giovane Sofia Caselli che ha portato a casa la vittoria di Miglior Attrice Protagonista per SWEET CHARITY. Il musical, che ha vinto anche come Miglior Spettacolo (con partitura non originale), è andato in scena lo scorso giugno al teatro Cometa Off di Roma.

Il musical di SWEET CHARITY è stata una rappresentazione atta a chiudere l'anno accademico all'AMTA (American Musical Theatre Academy). Cosa l'ha spinta ad avvicinarsi al mondo dei musical, come è nata questa passione per il palcoscenico?

Innanzitutto, grazie mille per l'intervista!
Il canto è sempre stato parte della mia vita. Ho iniziato a cantare quando avevo circa 4 anni e non ho mai smesso. Cantavo per passione, con le amiche creavo show e contest per poi esibirci davanti ai nostri genitori. Poi, a 13 anni, ho iniziato a prendere lezioni di canto. Quando avevo 17 anni, un ragazzo mi ha sentito cantare durante una delle mie lezioni e mi ha chiesto se volessi fare la protagonista del musical che avrebbe portato in scena con la sua compagnia, Compagni di Scena di Ostia. Da quell'esperienza capii che il palcoscenico era la mia vita e volevo che diventasse il mio futuro, il mio mestiere. Finito il liceo presi quindi la decisione di trasferirmi in Inghilterra, dove mi sono laureata a pieni voti in musical theatre. Dopo la triennale si è aperta la porta di AMTA Roma, dove ho conseguito il mio ultimo anno di specializzazione.

Quello di Charity è un personaggio tipicamente romantico, innamorato dell'idea dell'amore e disposto a mettere in gioco tutto pur di poter vivere questo sentimento fino in fondo. Per questo può anche essere considerato un personaggio forte, che non si arrende di fronte alle difficoltà, pronto a rialzarsi in piedi dopo una caduta - metaforica e non. Cosa l'accumuna a Charity e che consigli le darebbe?

Ringrazio il regista (nonché presidente dell'AMTA) Kenneth Avery-Clark per avermi dato l'opportunità di esplorare e conoscere questo personaggio e, di conseguenza, me stessa.
Charity è stata una bella sfida sia da studiare che da mettere in scena, soprattutto perché abbiamo molte cose in comune, cose con cui lotto quotidianamente, e si sa che non è mai facile esporre le proprie debolezze e paure, soprattutto davanti ad un pubblico. Lei è forte, pronta a sfidare tutto e tutti pur di ottenere un futuro felice con "l'uomo della sua vita", che cambia almeno tre volte nel corso della storia. Il problema è che spesso e volentieri Charity fa finta di non vedere le cose che gli accadono davanti agli occhi, per paura che il suo incubo più grande possa diventare realtà: rimanere da sola.
Se potessi avere un caffè con Charity, le direi che forse a volte è meglio stare sole e lavorare su se stesse, piuttosto che andare a cercare delle conferme da qualcuno che sa poco o niente di noi. Non si ha bisogno di una persona accanto per essere completi, bastiamo noi stessi.

L'AMTA è un'accademia che offre corsi di musical e di teatro a livello mondiale, con la collaborazione di attori e attrici che hanno lavorato a produzioni nel West End e a Broadway. Come ci si sente a far parte di questa famiglia?

Avete proprio usato la parola giusta: famiglia. Dal primo giorno di accademia sapevo di essere entrata a far parte di questa enorme famiglia che vanta ben quattro scuole in giro per il mondo (Londra, New York, Roma e Belfast). Come avete già detto, ogni scuola ogni anno riceve ospiti che lavorano attivamente nel West End e a Broadway. Ad esempio, l'anno scorso abbiamo avuto lezioni con Jeff Pew (attualmente Swing nel nuovissimo musical FROZEN a New York), Michael Rios (NEWSIES, CATS, HELLO DOLLY! sempre a New York), Mark Goldthorp (MATILDA, LES MISÉRABLES, SUNSET BOULEVARD, nonché vicepresidente dell'AMTA). Appena usciti dalla scuola, poi, si rimane comunque parte della famiglia. La sede a Londra offre lezioni gratuite di danza e repertorio per chi si è diplomato e sono un'ottima opportunità per chi, come me, vuole tenersi in allenamento nonostante i prezzi di Londra. Ma non solo: AMTA organizza workshops in tutto il mondo, dall'Europa all'America, dal Canada alla Cina e dà opportunità di lavoro anche a chi si è appena diplomato con loro. Io, ad esempio, sono appena tornata da una settimana in Cina dove con altri insegnanti e diplomati, ho lavorato con un centinaio di bambini per creare uno showcase sulla Disney, un'esperienza unica che non dimenticherò mai!
È un onore poter dire di farne parte e sapere di poter sempre contare su di loro.

Dopo SWEET CHARITY, se potesse scegliere liberamente, quale sarebbe il suo prossimo progetto e perché? Quale personaggio vorrebbe interpretare?

Ho tre "dream roles" nel cassetto: Christine Daaé dal FANTASMA DELL'OPERA, Anya da ANASTASIA e Ariel dalla SIRENETTA.
Christine è il mio sogno nel cassetto fin da quando sono piccola e credo che il Fantasma dell'Opera sia il mio spettacolo preferito. Sono completamente innamorata della musica, della storia, dei personaggi. Christine non sarebbe solo un sogno che diventa realtà, ma anche una bellissima sfida, vista la complessità vocale ed emotiva dei brani e del personaggio in sé!
Anya e Ariel sono due nuove aggiunte al cassetto dei sogni. Ho visto il musical Anastasia lo scorso febbraio, quando sono andata a New York con l'AMTA, e sono rimasta colpita di come siano riusciti a rendere la storia del cartone più umana possibile. Ad esempio Rasputin, l'antagonista, non è più uno spirito maligno che vuole la morte di Anastasia a tutti i costi. Sul palco, è diventato Gleb, figlio di colui che uccise tutta la famiglia Romanov, desideroso di compiere la volontà del padre. Sarebbe molto interessante esplorare il viaggio di una ragazza che non sa chi sia né da dove venga e portare avanti il suo percorso tramite la sua forza di volontà e il gran cuore. Sarebbe un personaggio a cui darei tutta me stessa e tutto il cuore, e che sono sicura riuscirebbe ad emozionarmi ad ogni singola replica.
La Sirenetta è ovviamente la rappresentazione teatrale del cartone, quindi la sfida numero uno sarebbe interpretare un personaggio dei cartoni e renderlo il più umano e il più vicino possibile ai sentimenti del pubblico. Nella versione di Broadway poi tutti i personaggi marini erano sui pattini... Sarebbe una gran bella sfida cantare, recitare e ballare mentre si pattina, no?

Sta invece lavorando a qualcosa di nuovo per quest'anno?

Subito dopo il diploma all'AMTA mi sono trasferita di nuovo in Inghilterra, a Londra. Ho appena finito una tournée di uno spettacolo per bambini chiamato THE SNOW QUEEN che ha girato tutto il Paese. È stata un'esperienza molto intensa, ma gratificante. Adesso ho ricominciato la solita routine che ho fra un contratto ed un altro: insegno, faccio audizioni, sia in Inghilterra che in Italia, e alleno costantemente le tre discipline!

Guardandosi indietro, avrebbe mai detto che un giorno sarebbe riuscita ad arrivare dov'è ora, vincitrice di un premio come miglior attrice protagonista? Cosa direbbe alla se stessa del passato?

Sinceramente, non mi aspettavo neanche una nomination. Sono onorata, soddisfatta e orgogliosa del prodotto che io e il mio gruppo siamo riusciti a portare in scena dopo solo dieci giorni di prove. E ricordiamoci che anche lo spettacolo ha vinto un Award, come miglior spettacolo (con partitura non originale)!
Tutte le difficoltà che ho incontrato durante la mia formazione che pensavo fossero insormontabili, prima fra tutte la lingua inglese che non parlavo minimamente quando mi sono trasferita per la prima volta in Inghilterra, mi hanno soltanto aiutata a diventare una persona e una performer più forte e sicura di me, cosciente delle proprie debolezze ma soprattutto dei propri punti di forza.
Se potessi viaggiare nel tempo e far visita alla me del 2014, anno in cui mi sono trasferita, le direi di non preoccuparsi così tanto del futuro, che le opportunità prima o poi arriveranno a chi si applica e dà tutta se stessa. Le direi anche di prendersi cura e pensare un po' di più a sé: credo che la generosità sia un ottimo pregio, ma a volte può solo creare barriere e ostacoli alla persona. Ma soprattutto, le direi di essere sempre felice e ricordarsi che sta studiando per fare il lavoro più gratificante e bello del mondo.



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