Dopo il successo delle precedenti stagioni, La Divina Commedia Opera Musical torna nella Stagione 2021/2022 con un nuovo allestimento, ancora più sorprendente e coinvolgente.
Abbiamo intervistato due dei protagonisti, Andrea Ortis (regista e interprete di Virgilio) e Antonello Angiolillo (Dante).
La Divina Commedia Opera Musical, con le musiche di Monsignor Frisina, è stata la prima trasposizione in musical dell'opera di Dante. Vi aspettavate tanto successo?
Andrea: Era il mio sogno, la mia convinta speranza. Non ho mai pensato a Dante ed ai suoi scritti, per quanto a volte complessi e, comunque, fortemente figli di un determinato periodo storico, come a qualcosa di esclusivo, di e per pochi. Dante, la sua poesia, come ogni altro patrimonio artistico, è per sua natura "di tutti". Ovviamente riusciamo ad amare ciò che comprendiamo, ciò che riusciamo in qualche modo a capire. Solo con la comprensione possiamo trovare elementi nell'opera artistica di ogni tempo in cui riscopriamo o notiamo la nostra identità. È quando troviamo noi stessi che si sviluppa un processo d'amore, incredibile ed inestinguibile; quando il pubblico scova sé, l'arte, sempre, si espande, catturando il suo senso. Trovare i mezzi che facilitino il linguaggio di comprensione, sviluppare un paesaggio artistico complesso come quello della Divina Commedia riscontrando il "successo" del pubblico di ogni età è come uomo e come artista, che poi in me non sono unità distinte, la più grande gioia, la più grande gratificazione possibile.
Antonello: Di solito non mi aspetto mai un successo da quello che faccio. Lo spero e lavoro perché avvenga ma senza aspettativa. L'aspettativa ha in sé il germe del suo stesso fallimento. Credo sia importante lavorare con onestà e dedicarsi totalmente a quello che si sta creando, se poi saremo stati bravi riceveremo il premio, altrimenti no. È indubbio però che si è partiti avendo tra le mani un'opera incredibile e affascinante come La Divina Commedia. Con questo non voglio dire che non si poteva sbagliare, anzi, però diciamo che è stata una buona partenza.
Come mai è stato scelto il genere di "opera musical" per questo spettacolo?
Andrea: L'enorme fantasia dantesca ha bisogno di essere accompagnata con la stessa veloce dinamica della scrittura e della poesia. La Commedia, oltre ogni possibile altra sua natura è, di fatto, uno straordinario copione, fatto di paesaggi, scenari, testi, dialoghi, è un'immensa riserva di note di regia su colori, immagini, odori, stati d'animo dell'uomo. Questo vivacissimo caleidoscopio di umanità si traduce, nell'Opera Musical, così come nel testo dantesco, in lingua parlata con tratti in prosa, in suoni con musica e canto, in movimento fisico, espressivo con la danza. Va da sé che la mixture di queste tre arti avvicina lo stile drammaturgico del nostro spettacolo al genere musical con l'aggiunta della parola "opera" in quanto tutto lo stile compositivo scelto da don Marco Frisina è di stampo operistico, così come buona parte della mia condizione registica. Più semplicemente, comunque potremmo dire che per "Opera" intendiamo, qui, anche la grande tradizione italiana che dal medioevo, al rinascimento, all'epoca barocca fino alla grande stagione operistica dell'800 ha visto le "opere" italiane al centro della produzione mondiale. Con orgoglio dico che questa è dall'inizio alla fine un'OPERA ITALIANA.
Come è stata la relazione con il testo di Dante?
Andrea: Una vera e propria relazione d'amore e, proprio per questo, straordinaria e difficile, complessa e in continua evoluzione. Mi spiego. Il primo capitolo che ritengo imprescindibile è la conoscenza, lo studio approfondito, accurato, analitico e direi anche severo sulla vita di Dante, sul contesto medioevale, sulle opere che precedono la Divina Commedia, poi, ovviamente, sulla "Commedia" stessa. La prima risposta è che è stata una relazione lunga, ci siamo conosciuti lentamente, un passo per volta e più il mio intelletto assieme alla mia anima facevano spazio alla conoscenza del mondo "Dante" più nasceva un paesaggio nuovo, direi, molto personale. Lo studio e la conoscenza rendono all'uomo la possibilità di essere libero nel creare, sgombro dai soliti schemi, direi scarcerato dall'abituale e abitudinario scenario al quale siamo abituati. Questa relazione è per questo dinamica, perché in questo prato libero si va ed è la Divina Commedia stessa che muta perché, in fondo, noi mutiamo e la nostra comprensione cambia, aumenta, sterza su nuove direttrici.
Come sono state scelte le parti e i personaggi da mantenere nell'allestimento scenico rispetto all'opera originale?
Andrea: Il progetto iniziale nasce da un'idea di don Marco Frisina e Gianmario Pagano i quali hanno scelto, con grande coraggio, la cadenza narrativa dell'Opera. In particolare il libretto di Gianmario Pagano si muove sui personaggi più rappresentativi della Divina Commedia, specchio utile per riassumere in maniera efficace un'opera gigantesca, soprattutto, credo, questa scelta permetta allo spettatore di avere una storia che inizia e finisce, una specie di punto in vetta nel quale non si scopre tutto, ma si gusta l'insieme, come difficilmente si riesce a fare a scuola, per ovvi motivi di tempo e programmi. Il punto scelto da Gianmario è a mio parere straordinario, un sentiero al quale sommo una parola per me fondamentale nell'arte, UTILE. Ecco l'utilità di questa scelta permette di far arrivare la Divina Commedia proprio a tutti, in un modo, nuovo, diverso e potente.
Andrea, tu sei regista, autore dei testi e Virgilio sulla scena. In un certo senso, sei stato una "guida" per i tuoi performer così come lo è stato il poeta latino per il Sommo. In che modo hai gestito questi ruoli?
Andrea: Con enorme attenzione e non senza difficoltà. Il mio stile registico, pur nel dettaglio minuzioso del costante lavoro, tutt'ora aperto, non è uno stile da "guida" intesa esclusivamente come organizzatore e coordinatore di pezzi di un insieme, già per altro lavoro complesso ed enorme. Chi crede che il regista sia questo sbaglia e di grosso. Si tratta di creatività, di ciò che attiene alla sfera della genesi di un paesaggio, di una storia, la parte intima della fantasia che nulla ha di operativo e concreto nella sua prima fase di gestazione, piuttosto ha origine e comparsa in uno spazio "altro" che lancia lo sguardo in un orizzonte lontanissimo, affondando le sue radici in un passato contrario e remoto. Nel mio percorso professionale, regista autore e attore riescono a non abbandonarsi mai, a mutare e mischiarsi impastandosi spesso in una forma che anch'io non saprei definire. Molto di questo ha a che fare col pane, con una forgia vitale, cioè che lievita, evolve, si trasforma ed è, poi, per sua natura a disposizione di tutti. È per questo che il lavoro con gli interpreti, ad esempio, non può finire e concludersi col debutto, ma insiste e continua nel corso del tempo, nel tour, ovviamente con chi dichiara fame e curiosità, con chi sente il mutare di questa pasta o sostanza creativa, con chi ha voglia di scoprire.
Antonello: Francesco Il musical, Bobby in Company, Federico II, Dan in Next To Normal e ora Dante; è stato complicato confrontarsi con un personaggio così importante e allo stesso tempo tanto "familiare" per il pubblico?
Antonello: Non esistono personaggi importanti o irrilevanti ma solo la profondità con cui l'attore sceglie di avvicinarsi al personaggio. Francesco, Bobby, Federico II, Dan così come Dante sono tutti personaggi con un vissuto di vita e drammaturgico molto interessante e complesso e questo non può che essere da stimolo per un attore che si avvicina a doverli interpretare. Più che la "familiarità" di Dante ho dovuto lavorare sul togliere dalla mia testa, e di conseguenza dalla testa del pubblico, lo stereotipo del Divin poeta: naso aquilino, volto sempre accigliato e triste, alloro in testa e cappuccio. Sono tutte immagini create nel tempo da altri artisti ma non necessariamente veritiere. Immagini che ho dovuto eliminare per creare il mio Dante, con la barba e soprattutto semplicemente "uomo".
Con La Divina Commedia Opera Musical avete organizzato delle matinée e degli incontri specifici per le scuole: com'è stare di fronte ad un pubblico di ragazzi e come reagiscono loro allo spettacolo?
Antonello: Nella mia lunga carriera ho avuto modo di affrontare tanti matinée ed è sempre stato non facile l'approccio iniziale con i ragazzi che di solito prendevano quel momento a teatro non come occasione di crescita ma come un diverso modo di far ricreazione e non andare a scuola. Negli ultimi anni però qualcosa è cambiato e i ragazzi sono più attenti a teatro e con La Divina Commedia è stato incredibile constatare che 4500 ragazzi ogni mattina a Reggio Calabria sono stati in silenzio e hanno seguito con estrema attenzione tutto lo spettacolo regalandoci alla fine scroscianti applausi e incrementando, nei giorni successivi in libreria, le vendite di libri su La Divina Commedia o di approfondimenti sui singoli personaggi.
Andrea: Va detto con grande chiarezza, e per questo vi ringrazio per la domanda, che questo è uno dei primi intenti della famiglia Gravina, di Gabriele e dei figli Francesco e Leonardo, produttori dello spettacolo e di Lara Carissimi, vero motore operativo del tutto e produttore esecutivo. Siamo di fronte al desiderio di rivalutare un patrimonio artistico, di investire risorse e tempo nella costruzione di un messaggio culturale forte che coinvolga e dia una possibilità in più alle giovani generazioni. Il teatro non si sostituisce alla didattica, ma può essere strumento potente, potentissimo in affiancamento alla scuola. Le centinaia di migliaia di giovani che da anni seguono La Divina Commedia Opera Musical sono un'esperienza enorme, indicibile, da brividi. Un incontro che senza se e senza ma legittima il nostro essere artisti nella forma più elevata del "dare". L'attenzione, la partecipazione, il silenzio, le ovazioni cui assistiamo la dicono lunga su come, anche la Divina Commedia, sia di tutti, esclusiva solo di chi è capace di ascoltare. La reazione non mi stupisce, nel senso che non ho mai pensato agli studenti come ad esseri distratti, come troppo spesso li si vuol descrivere, piuttosto mi emoziona, mi avvolge, mi lancia nel mondo della gratificazione dove sorrido felice della riuscita perché sento, dentro e fuori me, la soddisfazione di partecipare ad una nascita, ad una semina. Non mi importa nulla del raccolto, mi importa di esser eventuale "parte" di un'origine.
Quest'anno appena passato è stato l'anno di Dante, per i 700 anni dalla morte del Poeta le celebrazioni si sono sprecate e la stessa Divina Commedia è stata, come si usa dire, piuttosto "inflazionata": quale contributo può dare il vostro spettacolo in questo senso? Cosa ha di nuovo rispetto a tanti altri eventi e rappresentazioni dedicate a Dante?
Antonello: L'hai detto tu stessa: è uno spettacolo, in tutti i sensi. Non si tratta solo di cosa tecnicamente abbia di nuovo, di questo ne potrebbe parlare in modo molto più dettagliato Andrea Ortis, ma del fatto che da parte di tutti, dal primo attore all'ultimo tecnico, ci sono un impegno e una dedizione incredibili e questo rende affascinante per lo spettatore il racconto della storia di un uomo che per superare un momento drammatico della propria vita si è incamminato in un viaggio incredibile per uscire dal baratro e poter raggiungere la luce che lo ha ispirato e guidato. Inoltre rispetto a tutti gli altri eventi legati alle celebrazioni, il nostro spettacolo offre la storia compiuta, cosa che, per tempo a disposizione e complessità, è difficile studiare anche a scuola. Chi esce da teatro dopo aver visto il nostro spettacolo, va via con una emozione risolta perché ha avuto la possibilità di sapere come la storia finisce.
Andrea: Concordo su "inflazionata" per quanto è sempre il pubblico a decidere se e cosa vedere o seguire. Raccolgo le risposte precedenti dicendo che con La Divina Commedia Opera Musical lo spettatore ha una visione d'insieme delle tre cantiche, una storia che inizia e si conclude, ha un linguaggio che si muove su diversi binari: prosa, canto, danza; proiezioni animate 3D, costruzioni scenografiche, costumi rendono carne e muscolo al testo, realtà e fisicità diventando vascello alla parola dantesca. Lo spettacolo ha al centro la poesia come forma di comunicazione elevata e terrestre al tempo stesso, presenta il '300 nella sua luce e vitalità, svelando un Dante donna e uomo come sintesi e compendio di ogni nostra moderna umanità.
Direi che non si pecca di presunzione nel dire che, ad oggi, non esiste un progetto teatrale al mondo di queste proporzioni che dal 2007 ad oggi porta in scena la "Commedia" Dantesca.
Vostri progetti per il futuro?
Andrea: Nonostante questo momento di incertezza renda tutto più complicato o più complicato del solito, non mi faccio trascinare nello sconforto e nell'abbattimento e in tal senso numerosi sono i nuovi progetti. In quest'anno appena iniziato, sarò in tour con La Divina Commedia Opera Musical fino alla metà di aprile toccando i maggiori teatri italiani, L'Arcimboldi a Milano, il Verdi a Firenze, il Rossetti di Trieste, il Geox a Padova, solo per citarne alcuni. A primavera debutterò con un nuovo lavoro sull'amatissimo Pasolini, con il quale condivido la natia terra di Friuli, e ad ottobre sarò in tour con un lavoro straordinario sulla vita di Vincent Van Gogh. Per quanto riguarda la televisione, sarà possibile trovarmi in RAI dove vedere una serie di interessanti episodi dal titolo "Dante, uomini e mondi" una produzione MIC International Musical Company, un viaggio nei luoghi danteschi e nella storia delle bellezze artistiche più importanti d'Italia dei quali ho curato la regia e la conduzione, continuerò, poi, nel tempo a disposizione alcune docenze on line ed in presenza su temi artistici, teatrali e cinematografici.
Antonello: Innanzi tutto finire il tour de La Divina Commedia e poi si vedrà. Qualche pubblicità, un nuovo spettacolo ancora in fase di trattativa, magari una fiction o un film e tante idee che sto traducendo in scritti. Poi tra un albero di olivo da potare e erba da tagliare ci sono sempre le "pillole di Coronavirus di un artista che nei ritagli di tempo pensa e agisce da contadino" da preparare. Questo è stato, ed è, un periodo drammatico per tutti ma in particolar modo per il nostro settore che vive un lavoro saltuario e non ha un garantito quotidiano e il periodo dove si attiva meglio è proprio in inverno quando la pandemia ha dato, e continua purtroppo a dare, il suo attacco peggiore e quando i nostri politici continuano a gettare sul tavolo proposte a caso che hanno come solo obiettivo la cura dell'elettore. Però sono fiducioso perché dopo ogni incendio nascono sempre piantine nuove. Arriveranno progetti belli e interessanti e magari metterò in scena qualcosa di mio.
Grazie Andrea e Antonello per la vostra grande generosità e disponibilità nel rispondere alle nostre domande.
La Divina Commedia Opera Musical vi aspetta dal 4 al 6 febbraio agli Arcimboldi di Milano, dal 18 al 20 febbraio al Teatro Verdi di Firenze e in tanti altri teatri italiani.
Tutte le info e le date al link https://www.divinacommediaopera.it/il-tour/
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