Broadway e la Discomusic: i musical con i brani degli anni '70
Ho avuto il piacere di assistere a più di una presentazione del libro La Storia Della Discomusic, edito dalla Hoepli e scritto da Andrea Angeli Bufalini e Giovanni Savastano. Ogni volta sentendo parlare delle mitiche canzoni e degli artisti che hanno fatto la storia di questo intramontabile genere, mi sono ritrovato a pensare ai musical che, soprattutto negli ultimi anni hanno ripetutamente pescato nel repertorio di quel magico periodo musicale.
In questo libro che consiglio a tutti gli amanti della musica, gli autori non fanno un banale elenco di artisti e canzoni, ma esaminano il fenomeno della discomusic sotto ogni possibile aspetto e angolatura. Non credo esista al mondo un'opera più completa di questo meraviglioso libro che racconta la nascita, il sociale, il successo, le critiche e le evoluzioni della disco. Viene presa in considerazione persino la sua presunta morte e la successiva rinascita dalle sue stesse ceneri per diventare poi immortale. Questo non è un semplice eufemismo ma un fatto realmente accaduto. Nel 1979 un DJ appassionato solo di rock invitò i partecipanti ad un incontro di football a portare i loro album disco per bruciarli al centro del campo durante l'intervallo del match. In molti lo fecero e alla fine del penoso falò il DJ dichiarò la discomusic estinta per sempre. La sua fu una breve illusione visto che ancora oggi molte radio trasmettono quei brani e non c'è ricevimento, matrimonio, festa o discoteca dove non vengano proposti brani anni '70 che puntualmente riempono le piste. Il libro descrive il fenomeno e i suoi divi (soprattutto dive) e ci accorgiamo che praticamente nessun artista degno di questo nome sia sfuggito dal registrare almeno un brano se non un intero album disco durante la sua carriera. Nella parte dedicata alla italo disco, scopriamo o semplicemente ci ricordiamo anche dei tanti artisti italiani che hanno ceduto a quei ritmi anche se all'epoca distrutti dai critici benpensanti e bigotti. Alan Sorrenti, Marcella, Mina, Ornella Vanoni, il grande Lucio Battisti e molti altri si sono lasciati coinvolgere e ci hanno regalato brani indimenticabili.
Il richiamo di quelle melodie e di quelle atmosfere non poteva sfuggire ai produttori di musical di Broadway: in molti hanno capito che se riempivano le discoteche, allo stesso modo potevano riempire anche i teatri attorno a Times Square. Che siano musical biografici imperniati sulla vita di un artista o i cosiddetti musical jukebox dove la trama viene ricostruita attorno ai testi delle canzoni, recentemente abbiamo assistito a diversi musical disco.
Il primo della classe è senz'altro Summer, il musical sulla vita e la carriera di Donna Summer incontrastata regina della discomusic. Il musical è rimasto in scena per circa un anno e anche se non è stato molto ben accolto dalla critica ha ottenuto un buon successo di pubblico che si è oltremodo scatenato sulle note dei più celebri brani della grande artista scomparsa. La carriera di Donna Summer non è stata facile, come non lo è stata quella di molte artiste di colore. I primi brani da lei incisi, Love To Love You Baby e Try Me I Know We Can Make It l'hanno relegata al ruolo di oggetto sessuale mentre il suo scopo e quello dei suoi produttori, era di mostrare una donna liberata e padrona del suo corpo, dove era lei a gestire il rapporto con il suo uomo. Forse ben troppo avanti per gli anni '70. Oggi quei brani hanno acquistato un diverso valore storico e artistico e hanno aperto la strada a moltissimi artisti che non avevano sino ad allora osato tanto. Bad Girls, Hot Stuff, I Feel Love, Last Dance sono ormai parte del nostro DNA ed è impossibile resistere a quei ritmi.
Gli altri due musical biografici che coprono quel periodo anche se partono dagli anni '60, sono quelli dedicati a Cher e a Tina Turner: entrambi ripercorrono la vita e la carriera di queste due intramontabili dive dai loro esordi al periodo disco e oltre. Su questa scia possiamo citare anche il musical Motown dedicato alla prestigiosa etichetta di Detroit fondata da Berry Gordy che ha prodotto i più grandi nomi della musica afroamericana degli anni '60 e '70: Diana Ross, Stevie Wonder, Marvin Gaye, Gladys Knight, Smokey Robinson e ovviamente Michael Jackson, solo per citarne i più famosi. Anche se più incentrato sugli anni '60 della storia dell'etichetta discografica, il musical non tralascia la svolta disco di molti dei suoi artisti.
Uno dei musical più divertenti e scanzonati degli ultimi anni è stato Disaster!. Scritto e interpretato da Seth Rudetzky, il popolare animatore di tante attività e spettacoli della scena newyorkese ha ideato una trama ispirata ai film catastrofici degli anni '70 come L'inferno di Cristallo, L'avventura del Poseidon, Terremoto. Una nave trasformata in un casinò galleggiante si ribalta per un'onda anomala e i pochi superstiti si salvano a suon di brani disco. Adam Pascal, Rachel York, Kerry Butler, Faith Prince e Jennifer Simard hanno fatto rivivere brani come Knock On Wood, Never Can Say Goodbye, Feelings, Without You, Hot Stuff, I will survive.
Non possiamo non citare Mamma Mia! con le canzoni degli ABBA che nei loro 8 anni di carriera hanno creato uno stile di discomusic del tutto unico e non paragonabile a quello di nessun altro artista. A distanza di quasi 40 anni dallo scioglimento del gruppo le loro canzoni sono ancora tra le più ascoltate e venerate di quel periodo. Voulez-Vous, Gimme! Gimme! Gimme!, Dancing Queen e Take A Chance On Me hanno fatto ballare gli spettatori nei teatri di tutto il mondo.
Priscilla Queen Of The Desert è un altro musical che ha profondamente attinto al repertorio disco con ancora Hot Stuff, ma anche Don't Leave Me This Way, What's Love Got To Do With It?, Boogie Wonderland, Machartur Park e molti altri brani divenuti ormai dei classici.
All'appello anche Moulin Rouge e Xanadu, le trasposizioni sulla scena dei celeberrimi film che attingono non poco ai successi di Patti LaBelle, Elton John, Olivia Newton-John e l'Electric Light Orchestra.
Sicuramente ci sono altri musical in cui si possono ascoltare delle note provenienti dagli anni '70 a testimoniare quanto lo spirito di liberazione e di emancipazione portato dalla discomusic sia stato importante nella storia della musica popolare. L'affermazione di artisti di colore e di artisti apertamente omosessuali ha senz'altro contribuito, non senza grosse difficoltà, a diffondere la sensazione di libertà e di eguaglianza attraverso melodie e testi che sembrano banali, ma non lo sono affatto.
Prendiamo ad esempio il più semplice e breve testo di una canzone tipicamente disco: Fly Robin Fly delle Silver Convention, un gruppo di tre ragazze tedesche che con questo brano hanno raggiunto la vetta della classifica americana. Il testo è composto da solamente otto parole ripetute all'infinito: "Fly Robin fly, up up to the sky". In quelle otto parole c'è un concentrato di tutta la voglia di libertà del movimento omosessuale, del movimento femminista, del movimento antirazziale. Semplice, sicuramente si. Banale, certamente no.
Nel libro La Storia Della Discomusic, disponibile su tutte le piattaforme di vendita on line e nelle librerie, troviamo una prefazione scritta da Gloria Gaynor e l'Introduzione di Amii Stewart, due delle più rappresentative performer della disco. Gli autori, oltre ad aver vissuto in prima persona quel periodo, sono sin dai primi anni '70 due avidi collezionisti di giornali e dischi ed è proprio dalle loro collezioni personali che provengono la maggior parte delle foto e delle notizie, spesso inedite riportate nelle 500 pagine del volume. Andrea Angeli Bufalini, giornalista, si è sempre occupato di musica durante tutta la sua carriera e il suo lavoro lo ha portato ad incontrare ed intervistare, spesso con l'amico e co-autore Giovanni Savastano, moltissimi degli artisti citati. Alla domanda quale artista si è dimostrato più gentile e disponibile hanno risposto senza esitare: Donna Summer. E noi pubblico li abbiamo invidiati non poco.
Nella foto gli autori Andrea Angeli Bufalini e Giovanni Savastano con Amii Stewart alla presentazione del libro.
Videos