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BWW Editorial: sul concetto di 'gavetta'

By: Oct. 02, 2016
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"È successo di nuovo. Sono andato dal direttore artistico di quel teatro per proporre il mio lavoro e lui mi ha fatto fare sei ore di anticamera per poi mandarmi via senza manco dare un occhiata agli spartiti".
"Vabbè, dai, è normale. Dopotutto l'abbiamo fatta tutti la gavetta".

Quante volte abbiamo sentito scambi di battute come questo? "I giovani vogliono tutto e subito", "A nessuno interessa più fare la gavetta" e, soprattutto, "Giusto chiudere le porte in faccia ai giovani, così fanno la gavetta e imparano a farsi le ossa. Ad aiutarli troppo si rischia di viziarli".
Ma siamo sicuri di aver capito bene il significato del termine "gavetta"?

Curiosità etimologica: il termine "gavetta" deriva dal gergo militare. Si tratta infatti della scodella usata dai soldati semplici per consumare il proprio pasto. Quando un graduato si è guadagnato il suo titolo partendo dal grado più umile della scala gerarchica e passando attraverso una serie di promozioni, si può dunque dire che "viene dalla gavetta".
Di conseguenza, uno che ha fatto da portaborse a un tizio per vent'anni non viene dalla gavetta, in quanto portare borse non è il compito più umile al quale possa aspirare un teatrante. Ma non perché sia umile... perché è proprio un compito che non c'entra un cazzo col teatro. Una definizione più calzante di "gavetta", per chi fa teatro, potrebbe essere fare l'albero durante una recita scolastica, o rifinire il trucco alle ballerine di seconda fila.

Vale per tutti i settori: fare le fotocopie in un'azienda che produce barattoli non è una gavetta valida per chi aspira a produrre barattoli. Uno stagista a cui viene assegnata una mansione del genere sta subendo un grave abuso, senza "se" e senza "ma". E lo stesso dicasi per il nostro ipotetico autore a cui un direttore fa fare sei ore di anticamera inutilmente, non esiste un motivo che sia uno per definire una tale barbarie "gavetta".

È vero che i giovani devono farsi le ossa facendo la gavetta, ma devono farla facendo il proprio mestiere. A livelli non altissimi, certo, ma pur sempre il proprio mestiere. Esibirsi in teatri minuscoli, prendere tanti pomodori in faccia prima che qualcuno cominci a apprezzarlo... questa è la gavetta per chi vuole fare teatro. Del resto non tirerete fuori nulla da un calciatore facendogli trascorrere i primi dieci anni della sua carriera facendo il cameriere per pagarsi il noleggio degli scarpini. Potrà essere una cosa che forma il carattere, se vogliamo, ma non è la gavetta. La gavetta, per il calciatore, è giocare tre stagioni nel Cesena evitando per un soffio la retrocessione quando va bene, è spaccarsi la schiena a furia di piegamenti sei ore al giorno.

Perché si dice che non si fa un favore a un ragazzo spianandogli la strada? Perché potrebbe ritrovarsi in una posizione di responsabilità senza avere le capacità necessarie. E quali sono le capacità di un ragazzo che ha fatto il portaborse di un famoso regista per anni, a parte saper portare le borse?
Certo, a furia di lavorare a stretto contatto con una persona che sa, potrebbe aver imparato qualcosa, e in quel caso potrebbe essere un do-ut-des: Tizio fa da mentore a Caio e Caio, in cambio, gli fa da assistente. Ma questo accordo dovrebbe essere chiaro sin dall'inizio, e perché la cosa funzioni è necessario che il pischello, nel suo periodo di apprendistato, faccia qualcos'altro oltre a portare borse. Se non verrà mai messo alla prova, non avrà mai la possibilità di imparare.

Pensateci la prossima volta che vi si offre di fare una "gavetta" che non c'entra nulla col vostro mestiere.



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