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Interview: le Disavventure del Cast di DIVO NERONE Raccontate da Simona Patitucci

By: Jul. 15, 2017
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Ha debuttato il 7 giugno di quest'anno a Roma lo spettacolo "Divo Nerone", uno spettacolo che ha fatto molto discutere non già per via del controverso protagonista bensì per la storia travagliata della produzione. Autorizzazioni che mancano, critiche per l'uso di fondi pubblici, e ultimamente stipendi che non arrivano. Tutte cose che hanno portato a una prematura sospensione dello show.

In tutto questo marasma, crediamo che la cosa migliore sia ascoltare la voce delle persone coinvolte in prima persona. Abbiamo pertanto intervistato Simona Patitucci (che nello spettacolo interpreta Locusta).

BWW: Ci racconta l'accaduto in breve?

S.P.: Molto semplicemente, nella primavera del 2016 ho ricevuto una telefonata dal Maestro Gino Landi che mi proponeva di andare a conoscere il team creativo dello spettacolo Divo Nerone, perché lui riteneva fossi adatta per il ruolo di Locusta, che poi ho effettivamente ottenuto.

Quando si riceve una telefonata da uno dei tuoi "padri artistici" non si pongono indugi. Almeno, io non l'ho fatto. Mi sono recata al Teatro Greco dove ho sostenuto un'audizione su parte che è andata bene.

Dopodiché sono passati circa due mesi senza che avessi un riscontro da parte della produzione, tanto che avevo quasi dimenticato l'intera faccenda.

Nel mese di giugno ricevo una telefonata da Raffaello Saragò, all'epoca facente parte dello staff della produzione, che mi comunicava che il progetto, (che sarebbe dovuto andare in scena da giugno 2016) era slittato di un anno (!) e che comunque ero stata scelta per il ruolo di Locusta.

Sono stata convocata nell'ufficio della produzione dove mi è stata sottoposta un'opzione che mi vincolava a partire dal 1° marzo 2017 , data in cui sono poi effettivamente partite le prove.

A causa di quest'opzione da me sottoscritta, ho dovuto rinunciare a delle proposte di lavoro, anche molto allettanti, che si sarebbero accavallate col periodo di prove e/o rappresentazioni. Tutto questo è ovviamente documentabile e rappresenta un grave danno per me.

Come ormai è mia consuetudine, ho sottoposto questa proposta al mio legale, l'avvocatessa Cristiana Massaro, che ha provveduto a trattare l'accordo contrattuale con la produzione.

Sin da subito a farmi propendere per l'accettazione di questa scrittura ha pesato la presenza dei patrocini del MIBACT, della Sovrintendenza dei Beni Culturali e naturalmente la presenza all'interno della società "Nero Divine Ventures SPA" della partecipata statale "Lazio Innova", che detiene il 12% delle azioni della suddetta società.
Tali garanzie istituzionali mi hanno tranquillizzato rispetto l'attendibilità e la solvibilità della produzione.

Purtroppo gli eventi mi hanno dato torto.

Abbiamo cominciato le prove puntualmente il primo di marzo e per due mesi, marzo ed aprile, abbiamo provato presso gli Studi Lumina a Labaro, quartiere periferico di Roma sulla Flaminia.

Da subito abbiamo tutti notato una certa disorganizzazione, una mancanza di comunicazione tra la produzione e la direzione artistica, una certa difficoltà nell'ottimizzare la nostra presenza in sede di prova (mai avuto un piano prove con orari e mansioni da svolgere, copioni in inglese consegnati in ritardo e non completi fino a fine aprile...). Insomma, non sono state prove semplici. Specie se si tiene presente che non provavamo un solo spettacolo ma due, una versione in italiano ed una in inglese.
Sono cominciate anche le incongruenze amministrative. Abbiamo dovuto aderire ad una cooperativa (la SO.VI.A.) che all'epoca si occupava di imprese di pulizie (!) per ottenere, dopo molte discussioni e dopo aver minacciato di non presentarci più alle prove, lo stipendio di marzo. Tutt'oggi risultano e sono stati effettivamente versati dalla cooperativa SO.VI.A. soltanto i contributi previdenziali (Inps) del mese di marzo. Risultano non versati tutti gli altri.

Desidero ribadire che dal 31 marzo tutti noi del cast artistico siamo in attesa della copia controfirmata delle nostre irrevocabili dimissioni dalla suddetta cooperativa. La signora Rebecca Huner, nostra produttrice esecutiva, ha sempre garantito di averle richieste, ma ad oggi non vi è nessuna traccia di questo documento per noi importantissimo.
Da maggio ci siamo spostati sul Palatino ed il resto è storia ormai nota, riportata sia da Dagospia che dai numerosi articoli a firma di Gabriele Isman per il quotidiano " La Repubblica".

Condizioni igieniche indecenti: per tre settimane abbiamo dovuto usufruire di un unico bagno chimico per 70 persone (si erano nel frattempo aggiunti i tecnici), pagamenti continuamente rimandati con spiegazioni frammentarie e confuse, anticipi promessi erogati solo a due scritturati su non so quanti, impossibilità di provare con i costumi (che non venivano consegnati) e con le scarpe di scena. I ballerini ballavano scalzi su di un palco spesso coperto di polvere, che per altro inalavamo in continuazione con grave nocumento della nostra salute e col rischio di scivolare e farci male... insomma un inferno.

Siamo stati travolti da un marasma di polemiche politiche, buttati in una calderone, in un pantano di problematiche amministrative dalle quali la produzione non ci ha minimamente tutelato.

Abbiamo resistito per rispetto degli impegni presi, del Maestro Landi ed a tutti i lavoratori di questo spettacolo che se ci fossimo fermati noi non si sarebbe debuttato, ma all'ennesima inadempienza contrattuale, il 14 giugno abbiamo deciso compattamente di affidarci allo studio legale Massaro per essere tutelati rispetto a questa situazione ormai per noi insostenibile.

Quando avete accettato questo lavoro, voi attori eravate a conoscenza delle magagne legate a questo spettacolo?

Assolutamente no. Non avremmo mai accettato di partecipare ad un'operazione che oltretutto sta provocando non pochi danni anche alla nostra immagine professionale.

Non si tratta di un caso isolato. Crede che chi lavora in questo settore tenda a non denunciare certe situazioni per paura di non poter più lavorare in futuro?

Come ho avuto modo di scrivere nei miei post su facebook, in 35 anni di onorato servizio teatrale (ho debuttato a 7 anni!) non mi era mai capitata una cosa del genere. Indubbiamente non sono più i bei tempi di una volta, tempi in cui i produttori erano monitorati dall'ETI che fungeva da organo di controllo, e prima di chiudere una compagnia ci si pensava bene, perché aprirne un'altra anche sotto altro nome non era cosa facile ma anzi quasi impossibile. Ci tengo però a ribadire che non tutti i produttori in Italia sono scorretti o incapaci. Non mi piace fare di tutta l'erba un fascio, e non è giusto che le mele marce - come dice un mio amico produttore Fabrizio Celestini - danneggino le mele sane che, ripeto, ci sono.

Certo ho sentito tanti racconti di produzioni che non pagano, o che pagano con grande ritardo, di condizioni di lavoro spesso disagiate. Forse con questa nostra severa presa di posizione creeremo un precedente virtuoso. Ce lo auguriamo per noi e per tutti i lavoratori dello spettacolo.

È possibile, secondo lei, che il flop sia stato in qualche modo incoraggiato dagli stessi produttori?

Mi rifiuto di crederlo.

Il danno materiale, morale e di immagine che hanno procurato a tutti noi, al pubblico che aveva già prenotato e che ha perso denaro e prenotazioni di viaggi e di hotel, a tutti i lavoratori che hanno contribuito alla creazione di questo spettacolo, è talmente enorme che non posso credere sia dovuto ad una precisa volontà.

Resta comunque il fatto che a tutt'oggi, 15 Luglio 2017, la produzione non ha ancora provveduto a saldare le nostre spettanze (l'ultimo stipendio erogatoci è stato quello del mese di Aprile, che ci è stato corrisposto, sempre dopo minacce di non andare in scena, e lettere dell'avvocatessa Massaro e dell'avvocato Giacomo Ciammaglichella che ci rappresentano... il 16 Giugno!!!) né a svincolarci da un contratto di esclusiva che ci lega a loro fino al 10 settembre 2017, impedendoci di trovare altri lavori, riorganizzare la nostra vita, voltare pagina.

Di recente la produzione ha rotto un silenzio che durava da mesi riguardo a questa vicenda. Un commento sulle sue dichiarazioni?

Alle recenti e assolutamente imprecise dichiarazioni del nostro "produttore" posso solo rispondere con il comunicato diffuso dallo Studio Legale Massaro, nella persona dell'avvocatessa Cristiana Massaro chiamata in causa dal signor Casella:

"DIVO NERONE: RETTIFICA DICHIARAZIONI SIG. CASELLA" Rispondendo alle dichiarazioni del Sig. Casella, si precisa che gli Avv.ti Massaro e Ciammaglichella rappresentano 13 artisti interpreti del cast, 25 ballerini, 6 figuranti, 1 fotografo, 1 dialogue coach, 1 hair stylist e make-up artist, 1 società di comunicazione e promozione. Ci si augura che il Sig. Casella non abbia applicato gli stessi metodi di calcolo nel predisporre il business plan del progetto... A dispetto delle "impressioni" del Sig. Casella evidentemente poco ancorate alla grave realtà dei fatti, abbiamo la certezza che senza il pagamento delle spettanze maturate da ciascuno dei nostri assistiti, l'eventuale "ripartenza" - o più correttamente la "partenza" - dello spettacolo dovrà fare a meno di loro".

(Foto di copertina di Marta Coco)



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